Progetto Partecipato
Premessa
Nel
concetto di sviluppo sostenibile
(altrove definito “durevole” cioè “capace di durare a lungo come processo e che
genera delle ripercussioni oltre il suo termine”) è intrinseca la
partecipazione della collettività locale, perchè solo i processi nati dalla
condivisione di bisogni, desideri, vocazioni, sono continuamente mantenuti
dalle persone che se ne prendono cura, in quanto aventi per loro un carattere
di utilizzabilità concreta. L’”architettura”
dovrebbe essere, per definizione, l’espressione spaziale compiutamente
rappresentativa delle esigenze degli individui e della collettività, mentre “cittadinanza” dovrebbe voler dire
partecipazione alla gestione degli affari della città. Se queste due
definizioni non sono verificate non rimangono che costruzioni che formano
sistemi urbanizzati. Numerose esperienze hanno sperimentato la progettazione partecipata da quando è
stato evidente che solo i processi attivati da sistemi aperti hanno carattere
durevole. E’ oggi sempre più chiaro che l’abbellimento delle nostre città, o
l’aumento delle qualità, non può che
passare attraverso un indispensabile rinnovamento del rapporto tra chi produce
la tecnologia e chi la usa, in quanto il coinvolgimento – quello originario
dell’artista o dell’artigiano nel suo lavoro, e la partecipazione dell’utente a
questo coinvolgimento, immedesimandosi nell’oggetto o nel sistema prodotto – è
la chiave per comprendere la qualità di un qualunque oggetto. Per questo i
principi dello sviluppo sostenibile prefigurano un’evoluzione dei sistemi decisionali che riconoscono i propri limiti
e passano da un governo per procedure ad un governo per processi, dove questi
processi sono innescati dall’invenzione collettiva. Questa nuova “governance” dell’amministrazione locale
si sta lentamente identificando tramite azioni sperimentali e presupposti
teorici quali la reintegrazione del sociale, l’economico e l’ecologico, il
tecnico ed il culturale; lo spostamento delle tensioni dalla gestione di un
territorio all’articolazione tra le diverse scale del territorio; la
sostituzione della responsabilità condivisa alla divisione delle competenze.
Presupposto fondamentale per un’evoluzione in questo senso è il dialogo inteso come azione con delle
conseguenze, che conduce ad azioni immediate ed “impegni” per un azione futura. Ma occorre creare degli spazi di
dialogo dove i veri attori siano presenti, per evitare che questo dialogo sia
mediatizzato in partenza, con dei rappresentanti non liberi di riconoscere un
cambiamento d’opinione, perchè non parlano per sè ma per i loro mandanti.
L’urbanistica
partecipata
Occorre,
innanzi tutto, precisare cosa si intende per urbanistica partecipata.
La
fiducia nell’urbanistica pianificata e programmata per settori sta venendo
meno, a vantaggio di un urbanistica di riqualificazione che gestisce progetti
duraturi di sviluppo, in collaborazione con professionisti, reti economiche,
abitanti.
L’obbiettivo
è quello di coordinare meglio le politiche ambientali e quelle sociali per
innescare relazioni e processi graduali tra la scala locale e quella globale.
In
tale direzione si inseriscono nuovi modi di progettare l’ambiente vissuto, nel
quale non sono coinvolti esperti di un solo settore ma si cerca di coinvolgere
i tecnici di diverse discipline ed i veri attori presenti sul campo affinchè
tutti si preoccupino del contesto in questione.
Livelli
di partecipazione
Per
mettere in pratica questo sistema di governo del territorio si possono
attraversare diversi momenti successivi:
-
cambiamento istituzionale all’interno delle autorità locali, affinchè
rispettino e valorizzino l’allargamento delle competenze di governo verso gli
abitanti.
-
garanzia d’informazione e trasparenza sulle decisioni di governo, affinchè gli
abitanti siano mantenuti rapidamente aggiornati sulle iniziative dei loro
rappresentanti.
-
sensibilizzazione ed educazione della comunità locale allo sviluppo sostenibile
del territorio, per permettere di capire i nuovi rischi e le responsabilità in
gioco.
-
consultazione preventiva degli abitanti sulle decisioni di governo, per
raccogliere idee e pareri e per valorizzare il loro intervento.
-
formazione degli abitanti agli strumenti ed ai processi della progettazione e
gestione del territorio, affinchè si sentano capaci e sicuri nell’azione
cooperativa.
-
definizione dei limiti e delle responsabilità della cooperazione, perchè siano
chiari, da subito, i possibili campi di influenza degli abitanti rispetto alle
decisioni ed agli investimenti.
-
negoziazione delle decisioni tra partner pubblici e privati.
-
delega di una specifica area d’intervento agli abitanti che prenderanno le
decisioni indipendentemente e sotto la loro responsabilità.
-
auto-costruzione ed auto-gestione di una specifica area d’intervento da parte
degli abitanti che realizzeranno il progetto senza l’intervento pubblico.
Obiettivi
e risultati attesi
L’obbiettivo
è quello di permettere alla comunità locale di superare l’acritico riferimento
all’effettualità, l’inerte tendenza ad adagiarsi sul qui ed ora, e di costruire
un ponte proiettato verso l’altrove, sia in senso spaziale (ciò che sta al di
fuori della dimensione territoriale della comunità medesima) sia in senso
temporale (il futuro).
I
risultati attesi sono l’intervento diretto dei soggetti appartenenti alla
comunità locale nella progettazione del parco urbano in modo che la
realizzazione tecnica soddisfi i requisiti di coinvolgimento degli artefici
nell’opera realizzata affinchè, al termine del processo di costruzione, questa
continui ad arricchirsi di nuove qualità e pratiche attraverso una gestione
cooperativa.
Contesto
Un
principio fondamentale, per restituire agli interessati il “la cura” dell’ambiente che li circonda, è di partire proprio dal
contesto, elemento pervasivo e fondamentale, al quale siamo innanzitutto legati
da principi di utilità ed affezione.
Per
avviare un dialogo profiquo tra gli attori coinvolti è necessario stimolarlo
nel modo più adatto per quei particolari soggetti in quel particolare contesto.
Non
esistono infatti metodi di coinvolgimento alla partecipazione efficaci in sé,
ma tecniche e soprattutto atteggiamenti, che necessitano di successivi
aggiustamenti, per riuscire ad entrare a far parte del “modo di vedere le cose”
della specifica comunità.
Il
punto di partenza è dunque l’interpretazione pluridisciplinare (sociale,
economico, storico, politico) del sistema territoriale al quale la comunità fa
riferimento e delle relazioni con l’intorno e le scalarità superiori che
influiscono su di esso. Questo ci permette di ipotizzare un primo approccio
metodologico per avviare un dialogo diretto e costruttivo con e tra gli attori
coinvolti.
Atteggiamenti
Premessa
l’importanza di un adattamento del metodo al contesto possiamo presentare i
presupposti teorici degli atteggiamenti necessari per avviare un processo
partecipativo.
_
Innanzi tutto occorre conquistare la fiducia della comunità e questo è
possibile attivando pratiche rassicuranti quali l’informazione, la trasparenza,
l’incontro, l’interessamento, l’apertura operazionale. Si tratta di far sentire
agli abitanti che la distanza tra l’amministrazione del territorio e loro sta
diminuendo, che il governo dall’alto sta cedendo il passo al progetto dal
basso.
_
L’illustrazione semplice e chiara dell’evoluzione dei processi decisionali deve
essere trasmessa sinceramente, senza generare false aspettative, ma accogliendo
nel sistema diverse possibilità cooperative o alternative.
_
La sensibilizzazione deve sempre accompagnare l’informazione affinchè la
comunità riacquisti “senso civico ed ecologico” in relazione ai nuovi problemi
riguardanti la qualità urbana e la sostenibilità.
_
La formazione alla progettazione deve riuscire a dare uguale capacità (e
responsabilità) d’intervento a tutti i partecipanti, semplificando il
vocabolario, trasmettendo modelli e strumenti progettuali.
_
Gli spazi ed i tempi del dialogo devono cercare di inserirsi all’interno di
luoghi e momenti già esistenti e rappresentativi, per arricchirne il senso come
spazi civici.
_
Il giudizio dovrebbe essere sospeso ed il conflitto sviluppato quale occasione
di incontro e scambio per l’individuazione di soluzioni creative.
_
La relazione del contesto con le scalarità superiori (urbana, nazionale,
planetaria) deve essere sempre tenuta presente, come elemento identificante e
possibilità costruttiva.
_
L’importanza del processo partecipativo deve essere continuamente valorizzata,
quale occasione di rinnovamento e consolidamento del diritto all’ambiente.
_
L’ascolto attivo dei bisogni degli abitanti deve essere finalizzato alla
traduzione formale e sociale delle esigenze collettive nel progetto.
Itinerari di progetto
In
concreto il processo di progettazione partecipata potrà svolgersi secondo
diverse direttrici. Il percorso più idoneo viene individuato, da successivi
adattamenti, negoziazioni, esperienze, ipotesi ed ammissioni, attraverso un
elenco delle possibili azioni che può essere redatto a monte ma che non si
vuole esaustivo, né inibitore, né tanto meno esclusivo, per altre iniziative
più appropriate.
Il
percorso partecipativo deve prevedere la sinergica collaborazione di organismi
e soggetti di competenze diverse: i progettisti, l’ufficio ambiente o Agenda 21
della città, gli enti di approvvigionamento di energia e acqua, l’azienda che
si occupa della gestione dei rifiuti, i responsabili del processo costruttivo e
i responsabili delle istituzioni che si occupano degli aspetti sociali e
culturali del quartiere.
Oltre
ai diversi settori del Comune di Pesaro, dei quali sarà utilissima la
collaborazione, sarebbe preferibile ottenere l’appoggio e l’ausilio delle
associazioni, cooperative ed imprese locali, soprattutto quelle che si
occupano, in maniera diversa, di problemi sociali, ambientali, culturali,
economici.
In
alcuni casi è anche positiva la partecipazione economica di soggetti privati al
finanziamento del progetto di partecipazione (sponsor), ma comunque non alla
realizzazione del servizio che deve restare di proprietà collettiva.
Obiettivi
1. Informazione e
sensibilizzazione
2. Educazione e
formazione
3. Coinvolgimento ed
organizzazione
4. Coordinamento e
mediazione
5. Consulenza
6. Esposizione e
presentazione
1)
Informazione e sensibilizzazione
L’informazione
offre efficaci suggerimenti riguardanti i problemi ambientali e le loro
soluzioni, sono risposte o reazioni a domande concrete, sono neutrale cronaca
in forma di messaggio.
Mantenere
un alto livello di informazione è necessario soprattutto affinché tutti siano a
conoscenza di ciò che avverrà nel quartiere ma anche per rendere chiaro il suo
funzionamento, per suggerire modelli di comportamento, per stimolare il
coinvolgimento e l’interessamento attivo riguardo alla cura del contesto
locale.
La
sensibilizzazione è la trasmissione di informazione accompagnata da esempi
sensibili capaci di far prendere consapevolezza agli interlocutori del valore e
delle responsabilità legati al messaggio. Occorre dunque informare cercando di
trasmettere il vero peso delle scelte da farsi e l’aumento di potere degli
abitanti.
I
mezzi d’informazione possono andare dai più tradizionali, quali manifesti,
opuscoli o depliant, articoli su giornali e riviste, ai più giovani, come
internet, ai più alternativi, come fiere, congressi e conferenze.
Questi
supporti devono contenere informazioni di diverso tipo.
Le risorse, i rifiuti, gli “stili di vita
sostenibili”.
Cosa vuol dire sostenibilità e
perchè è importante.
Quali
pratiche quotidiane sono interessate da una maggior attenzione ecologica.
Il
quartiere ecologico di villa Fastigi.
Visualizzazione del nuovo quartiere
ecologico ed illustrazione delle principali
innovazioni
tecniche.
Il
progetto partecipato del parco urbano.
Cosa significa progetto partecipato
e perchè si usa questo metodo.
Come si svolgeranno i lavori e con
quale calendario di appuntamenti.
Invito
ad approfittare dell’occasione offerta.
All’interno
del quartiere verrà eletto un luogo già rappresentativo quale centro civico di
cooperazione, (per esempio il consiglio di quartiere o la circoscrizione) nel
quale le informazioni saranno anche supportate dall’indispensabile
passa-parola.
2)
Educazione e formazione
E’
necessario stimolare la consapevolezza ed il coinvolgimento nelle tematiche
dello sviluppo sostenibile. Occorre suggerire nuovi stili di vita adeguati ai
criteri ecologici del quartiere e dunque un corretto “utilizzo” delle
abitazioni, dei servizi, ecc.; promuovere la conoscenza su vari temi quali
energia, difesa del clima, bioarchitettura ma anche misure mirate all’utilizzo
delle nuove abitazioni e degli spazi pubblici.
Occorre
dare a tutti uguale possibilità e capacità di esprimersi riguardo al governo
del contesto locale, diffondendo gli strumenti propri dell’urbanista e la
conoscenza dei processi e dei tempi coinvolti in questo tipo di processi.
Le
tematiche saranno inerenti l’ambiente e l’ecologia, la città e l’urbanistica,
il patrimonio e l’architettura.
Sarà
redatto un piano educativo, in cui sono presenti tutti i temi rilevanti per
partecipare allo sviluppo urbano sostenibile:
_
energia, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente naturale, ambiente urbano;
_
storia ed esempi dei processi di costruzione e trasformazione del territorio;
_
semplificazione dei codici e del vocabolario dell’urbanista;
_
strumenti e tempi del progetto urbano;
Le
azioni educative saranno diverse a seconda dell’età dei partecipanti e dei
diversi strumenti didattici impiegati.
3)
Coinvolgimento ed organizzazione
L’informazione
e l’educazione devono essere finalizzate alla presa di coscienza
dell’importanza delle tematiche ambientali per la comunità locale e sono
preparatorie per un reale coinvolgimento degli abitanti nei processi di
costruzione, trasformazione e gestione del territorio. Tale coinvolgimento
consiste in un impegno ed uno sforzo da parte degli abitanti che,
sensibilizzati e responsabilizzati, desiderano prendere parte attiva alle
operazioni di progetto, sicuri che il loro intervento sarà tenuto in debita
considerazione ed aiuterà a migliorare la qualità del loro spazio vissuto.
Tale
coinvolgimento però deve essere stimolato tramite relazioni più dirette tra gli
esperti e gli abitanti e tramite la compresenza simultanea di tutti gli attori
del nuovo processo decisionale.
Gli
strumenti per stimolare il coinvolgimento sono di diverso genere.
Passeggiata
di quartiere
Spettacolarizzazione
del quartiere
Assemblea
pubblica
4)
Coordinamento e mediazione
Il
lavoro di gruppo necessita di poche ma indispensabili regole di coordinamento.
A
seconda del numero dei partecipanti si procederà in modi diversi.
Se
coloro che hanno aderito come porta-parola sono pochi (max 30) si affronteranno
le scelte generali sul parco tutti insieme e sucessivamente si faranno dei
gruppi per le soluzioni di dettaglio. In caso contrario (fino ad un massimo di
60) si organizzeranno dei gruppi separati anche sulla prima parte. A questo
punto diventa molto importante il ruolo dell’animatore-mediatore che deve saper
relazionare le varie voci in un dialogo produttivo che sappia condividere le
esperienze e deviare il conflitto all’intuizione risolutiva.
Il
lavoro di coordinamento e mediazione utilizzerà diversi strumenti.
Questionari
ai porta-parola
Formazione
approfondita
Esplorazione
del sito
Redazione
del progetto del parco
A
questo punto i progettisti redigeranno la soluzione di massima per l’assetto
del nuovo parco. Il progetto verrà reso pubblico tramite affissione o
esposizione.
5)
Consulenza
Significa
fornire suggerimenti e consigli a chi li desidera per venire incontro ai dubbi
e alle perplessità di molti attori. Gli incontri con gli esperti hanno il
compito per esempio di illustrare il funzionamento di impianti, dei sistemi di
riciclaggio dei rifiuti, dei giochi di psicomotricità dei bambini, delle
colture vegetali e di tutti quei dispositivi che rappresentano per gli abitanti
spesso un motivo per ricorrere alla consulenza. L’intervento di un esperto può
essere richiesto in diverse occasioni.
6)
Esposizione e presentazione
assemblea
pubblica
Cena
di quartiere
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