A Firenze si sta scegliendo molto più che un sindaco
Il
binomio aeroporto e cambio delle destinazioni d’uso degli immobili, rischia di
accelerare l’avanzata del degrado e isolamento del centro storico. In aprile ci
saranno le amministrative e il candidato favorito è il sindaco uscente, che ha
adottato la variante al Regolamento Urbanistico per il centro storico e si
batte per l’aeroporto.
Mi
dispiace assistere a trasformazioni così importanti per l’evoluzione della
città senza che ci sia un dibattito pubblico reale, senza dare agli abitanti di
Firenze un’occasione per confrontarsi, tra loro e con l’amministrazione
pubblica, sui diversi modelli di sviluppo possibili, con il supporto di esperti
in varie discipline, senza pregiudizi o conflitti.
Si
tratta allora di scegliere tra due strade ugualmente promettenti, ma che
tendono a modelli diversi.
Un
modello prefigura l’aumento di turisti, più ricchezza, più lavoro, più soldi e
più servizi e quindi si basa sull’aumento della quantità di visitatori e d’offerta
a consumo. L’altro modello punta alla qualità della vita, ai servizi, con l’aumento
della qualità dell’offerta culturale e la gestione dei flussi di turisti. Il
primo è noto, possiamo prevederne gli effetti, il secondo ha i contorni più
incerti, ma parte appunto dagli effetti auspicabili per progettare una nuova
offerta, più equa, sostenibile ed ecologica.
Lo
sfruttamento turistico ha subito un’impennata con la diffusione del turismo europeo
lowcost e intercontinentale dei paesi emergenti. Sono aumentati gli alberghi,
le case in affitto, i ristoranti e i bar, soprattutto in centro. Questo
fenomeno si è accompagnato al trasferimento di molti residenti fuori dalla
città storica. Negli ultimi anni un altro incentivo è stato dato da airbnb,
grazie al quale il costo di una notte in centro è dimezzato. Questo fenomeno
dovrebbe aver portato un aumento di ricchezza a tutta la città, mentre ha
arricchito solo pochi possidenti. L’indotto del turismo è sicuramente notevole,
ma molti cittadini non ne hanno niente a che vedere. Eppure il centro storico è
stato sottratto a tutti, diventando un parco a tema da visitare che non è più possibile
vivere nel quotidiano. Il patrimonio pubblico è la risorsa, non rinnovabile ma
conservabile, da sfruttare per arricchire pochi privilegiati. In cambio gli
altri cittadini dovrebbero avere servizi esemplari, magnifici parchi e piazze, invece
la qualità della vita a Firenze è crollata.
Lo sfruttamento
del patrimonio storico aumenta l’ineguale distribuzione della ricchezza e
diminuisce la qualità della vita degli abitanti ( secondo il sole
ventiquattrore Firenze era 4a in Italia nel 2012, mentre oggi è 22a).
Questi
sono gli effetti noti del modello “sicuro”: chi è più fortunato o furbo, riesce
a sfruttare meglio la risorsa patrimoniale pubblica e goderne pienamente. Permettere
di dividere e cambiare destinazione d’uso ai palazzi storici attira gli
appetiti di grandi investitori sugli immobili del centro, per servizi al
turismo, ricettività, svago. La costruzione dell’aeroporto promette un aumento
di visitatori, che sono un bacino di possibili clienti a garanzia degli
investimenti.
Un
processo che vuole invertire la rotta dovrebbe mirare alla vivibilità dello
spazio pubblico per tutti. Per far questo il nuovo modello deve prefigurare
un’offerta culturale di altissima qualità in grado di trasformare la “visita di
certificazione” (io ci sono stato) in un’esperienza di arricchimento personale.
Se il target turistico cambiasse e si diffondesse in modo equilibrato sul
territorio, i visitatori potrebbero contare su servizi più efficienti, mostre
più curate, accoglienza più attenta, un rapporto più originale con il luogo e i
suoi abitanti. Allo stesso tempo questo modello dovrebbe includere nell’effetto
economico del turismo anche le altre attività imprenditoriali, in modo da
promuovere una nuova economia contemporanea, parallela a quella generata dai
flussi turistici. Firenze avrebbe bisogno di un sistema di logistica
specializzato per gestire l’enorme quantità di visitatori, eppure, non solo
manca completamente un Piano di Mobilità, ma la cattiva gestione dei lavori per
la tramvia ha mandato in tilt il traffico metropolitano.
L’evoluzione
dei modelli di sviluppo richiede tempo, un’amministrazione efficiente, progetti
trasversali e multidisciplinari, energie e coraggio. Sono molte le voci che
segnalano i pericoli di una città lacerata al suo interno, senza spazi
pubblici, senza identità e vita sociale. Quello che da anni sostengono persone
come Françoise Choay, Salvatore Settis, Marco d’Eramo, Tomaso Montanari, è un
segnale d’allarme senz’altro amplificato dai rischi indotti dall’eccessiva
turistificazione. Oggi si tratta di decidere se adagiarci comodamente sul
modello dominante, lasciando ai nostri figli, più che un patrimonio, uno spazio
privato d’identità senza un futuro, o avere il coraggio di esplorare altre
traiettorie, con l’obiettivo di salvare le nostre città dal degrado della
mercificazione.
Dal rapporto di ottobre 2018,
della commissione parlamentare europea trasporti e turismo, intitolato:
“Sovraturismo: impatto e possibili
risposte politiche” emerge
il carattere eterogeneo del fenomeno, diverso in ogni contesto, da affrontare
con politiche su misura con processi partecipativi.
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