I FATTI sulla variante urbanistica per il centro storico di Firenze



Oltre le numerose opinioni apparse sui giornali, credo che qualcuno dovrebbe raccontare i fatti in modo chiaro ai cittadini. Come spesso accade si dice che l’argomento è troppo tecnico per essere capito da tutti, ma è solo una scusa per spostare l’opinione secondo le ideologie piuttosto che secondo coscienza.

La storia degli abusi edilizi a Firenze è iniziata con la sopraelevazione dell’hotel Excelsior in piazza Ognissanti, per proseguire con palazzo Tornabuoni, frazionato in appartamenti e palazzo Spini Feroni (Ferragamo) trasformato in uffici, di fronte al ponte Santa Trinita. Sono tre casi diversi ma tutti giudicati, dalla Corte di Cassazione, come interventi non conformi alle leggi in vigore. 

Nel 2018 il Consiglio comunale di Firenze approva una variante al Regolamento urbanistico per gli interventi ammessi nel centro storico. Un anno dopo è accolto il ricorso al Tar per verificare la legittimità di questa variante. La variante ammette la ristrutturazione edilizia con alcune limitazioni in centro storico, mentre prima era ammesso soltanto il restauro. Nella pratica cambia veramente poco: si possono spostare i solai e modificare leggermente le facciate. Oltre a questi piccoli cambiamenti la variante prevede anche che si possa cambiare la destinazione d’uso degli immobili, mentre prima era vietato.

Fin qui sono fatti, oltre c’è il dibattito politico che, come spesso accade, contrappone due interpretazioni opposte che, per semplicità, mi permetto di far rappresentare, da una parte dal sindaco Dario Nardella, dall’altra dal presidente di Italia Nostra Mariarita Signorini. Il sindaco sostiene che bloccare la variante significa fermare lo sviluppo della città, arrestare i cantieri, togliere posti di lavoro, rallentare l’economia. Il presidente dell’associazione per la tutela del patrimonio storico, invece, dice che la variante rischia di trasformare il centro storico di Firenze in un grande albergo per il turismo di massa. E’ evidente che sono posizioni inconciliabili, se così enunciate, ma è anche vero che entrambe le parti vogliono evitare i rischi sollevati dalla parte opposta, nessuno vorrebbe bloccare l'economia e nessuno vorrebbe distruggere il centro storico. Il conflitto è alimentato dalla messa in scena dell’opposizione tra figure stereotipate, quella del progressista e quella del reazionario. 


Mentre il sindaco e il presidente dell'ordine degli architetti di Firenze concentrano l'attenzione sui limiti alle trasformazioni fisiche, l'associazione Italia Nostra e Perunaltracittà evidenziano i rischi del cambio di destinazione d'uso degli immobili. Il primo dice che senza la variante non si può più modificare il disimpegno o il corridoio di un appartamento, mentre in realtà il vecchio regolamento ammetteva già queste trasformazioni, vietando solo la trasformazione delle scale e pianerottoli condominiali. Italia Nostra dice che permettere ad un architetto di certificare il passaggio di una residenza a albergo senza ulteriori controlli rischia di ridurre ulteriormente il numero di residenze, e quindi di abitanti, nel centro storico. 


Ogni persona in realtà è chiamata a scegliere la soluzione ai problemi ai quali stiamo andando incontro, tutti dobbiamo schierarci da una parte o dall'altra. Alcuni hanno fiducia nel mercato e nella iniziativa privata quindi propongono il liberalismo e lo sfruttamento delle risorse da valorizzare. Altri invece considerano prioritario proteggere l'ambiente, rispettare le regole, decidere democraticamente e distribuire equamente sia la ricchezza che i rischi.


Da una lettura attenta del regolamento e delle sentenze credo che il vero obiettivo della variante fosse permettere il cambio di destinazione d'uso degli immobili vincolati. Questo renderebbe più facile il riuso di alcuni contenitori, aumenterebbe il valore immobiliare,  permetterebbe l'apertura di nuovi cantieri e l'aumento dei turisti. Nello stesso tempo però ostacolerebbe gli abitanti ancora residenti in centro, impedirebbe la permanenza e l'accesso alle famiglie meno ricche, favorendo lo sfruttamento del patrimonio collettivo da parte delle multinazionali del turismo e sottraendo lo spazio pubblico più apprezzato d'Italia ai suoi abitanti fiorentini. 

La mia proposta è quella di fissare chiaramente pochi principi d’intervento sul centro storico, senza bisogno di tanti articoli di legge, in modo da riconoscere gli immobili come patrimonio e, simultaneamente, come spazio di vita. Probabilmente un consenso molto largo sarebbe raggiunto su questi principi, senza troppe difficoltà. Le trasformazioni sul patrimonio esistente potrebbero essere adattate a ogni caso. Le decisioni potrebbero essere prese sulla base del progetto invece che su astratte regole universali. Si potrebbero mettere in opera procedure di valutazione adeguate all’importanza dell’intervento: concorsi di progettazione con giurie autorevoli per grandi comparti urbani, funzionari pubblici, esperti e disponibili al dialogo, per piccole trasformazioni di singoli appartamenti. Non è impossibile, avviene già in tanti paesi, dove lo sviluppo e la conservazione non sono in contrapposizione, ma anzi si completano a vicenda come valori paritari.


Infine vorrei far notare che, anche economicamente, lo sfruttamento industrializzato del turismo di massa non conviene. L'aumento incontrollato dei servizi per il turista degrada l'ambiente conservato agli occhi del consumatore stesso, il quale lo percepisce come falso, costruito apposta, ad uso e consumo delle masse che lo affollano. Sarebbe più lungimirante valorizzare la città storica assicurando una molteplicità di funzioni al suo interno, per rigenerare quell'animazione urbana che le è sempre stata peculiare, la vita vissuta che ne attesta l'autenticità e ne evidenzia la qualità.


Ma forse oggi le persone non osano più  difendere i propri diritti civili se rischiano il loro potere d'acquisto e allora si meritano politici che non osano difendere il territorio dai grandi investitori privati.

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