Una bozza di programma per il governo di Firenze
1.
BILANCIO PARTECIPATO
2.
URBANISTICA PARTECIPATA
3.
CENTRO STORICO BENE COMUNE
4.
GRANDI OPERE
5.
MOBILITÁ
6.
STATISTICHE
MOBILITÁ
URBANISTICA
7.
SLOGAN
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
URBANISTICA E PATRIMONIO
MOBILITÁ
Tutti devono poter
capire come sono utilizzate le tasse comunali dalla pubblica amministrazione.
La trasparenza sul
sito web ha già migliorato la situazione, ma non abbastanza. In particolare i
bilanci sono di difficile lettura e interpretazione per un normale cittadino,
bisognerebbe farli tradurre nel linguaggio comune da un ente indipendente ed
esperto.
Oltre a questo ai
cittadini deve essere data la possibilità di esprimersi riguardo ai modi di
investire le risorse.
I cittadini sanno
quali servizi pubblici sono più necessari e quali sono più malridotti. Se
potessero esprimersi ufficialmente, il Comune saprebbe esattamente quali sono
gli investimenti più importanti per gli abitanti e potrebbe orientare la spesa
pubblica in modo più preciso.
Come avviene già in
numerose città una parte del bilancio comunale potrebbe essere deciso
direttamente dagli abitanti.
Azione:
trasparenza migliorata, informazione semplificata del bilancio, partecipazione
diretta dei cittadini alle scelte sulla spesa pubblica.
L’urbanistica si
occupa di regolare le trasformazioni del territorio, ci coinvolge tutti, ma non
tutti la capiscono, riguarda un patrimonio di tutti, ma a decidere sono solo
poche persone, più ricche e potenti delle altre.
Dal 2001, con la
riforma del titolo V della Costituzione, l’urbanistica è stata radicalmente
riformata. Le basi di partenza erano promettenti, si parlava di partecipazione
dei cittadini e di garanti, di divieti a costruire sulle aree agricole e di volumi
0, di recupero delle aree dismesse e di nessun consumo di suolo.
Alla luce dei fatti
nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto. Le varianti al Piano sono
all’ordine del giorno, consumano nuovo suolo anche su terreni agricoli, sono
approvate dal sindaco e dai suoi assessori durante le vacanze estive, senza
discussioni in consiglio comunale. Stanno per essere programmate nuove vaste
aree edificabili e gigantesche infrastrutture senza che i cittadini possano,
non solo esprimersi, ma neanche farsi un’opinione.
Il Comune sta continuando a delegare
l’urbanistica ai privati, facendo passare come semplificazione un’effettiva
cancellazione delle regole a favore del mercato. Il diritto
alla città sarà sicuramente calpestato dagli interessi dei più ricchi se il
pubblico non interviene con strumenti normativi, fiscali ed economici.
Il
comune deve diventare il garante della qualità delle trasformazioni urbane, sia
sugli spazi pubblici sia sugli immobili privati. Lo sviluppo di una città
dipende il larga misura dalle possibilità d’investimento che la città saprà
proiettare nel futuro. Attrarrà più investimenti un progetto chiaro, la cui
fattibilità urbanistica, sociale ed economica è già stata verificata, piuttosto
che un terreno vergine da progettare ex novo. Occorre riaprire degli spazi per
la progettazione della città futura, non solo per le grandi aree (San Salvi,
Cascine, parco fluviale, area Castello, …), ma anche per le piazze e gli spazi
pubblici di vicinato (piazze Ciompi, Carmine, Cure, Annigoni, …).
Azione: aprire dei gruppi di studio,
partecipazione e progettazione sulle trasformazioni urbane.
Il governo del
territorio è oggi la parte più opaca dell’amministrazione pubblica (insieme al
bilancio).
Per capirlo servono
dei tecnici-traduttori che devono essere neutrali per non deviare il messaggio,
specializzati per capire cosa dicono le leggi ed esperti per prevedere le
conseguenze e i rischi delle varianti.
Oggi nessuno lo
spiega in modo semplice ai cittadini e la gente non ha più consapevolezza dei soprusi
che sta subendo quindi non lo ritiene più un problema fondamentale. C’è la
necessità di volgarizzare l'urbanistica per raggiungere un pubblico più vasto,
in grado di reclamare il proprio diritto alla città con gli strumenti
democratici. Le decisioni politiche devono rispettare le richieste dei
cittadini, senza esserne sottoposte, ma verificando i vantaggi e la fattibilità
degli obiettivi indicati.
Azione:
aprire degli spazi di partecipazione dei cittadini al governo del territorio,
all’interno dei quartieri, nelle scuole o nelle sedi associative, per
raccogliere il prezioso contributo di chi abita e frequenta lo spazio pubblico
quotidianamente.
Nel centro storico di Firenze dormono ogni notte
più turisti che abitanti. Gli ospitati non dovrebbero mai essere in numero
maggiore degli ospitanti perché allora i ruoli s’invertono, gli abitanti
diventano ospiti del parco turistico e devono sottostare alle sue regole.
Soggiornare in centro storico è certo un lusso e molti turisti sarebbero
disposti a rinunciarvi per alloggi più confortevoli e meno cari, se fossero ben
collegati col centro.
Azione :
distribuire i B&B in modo più
diffuso nei quartieri.
Il comune di Firenze è oggi (estate 2018) quello
con il prezzo medio al metro quadro più alto d’Italia (3785 €).
Questo fenomeno è dovuto alla grande richiesta di
alloggi per turisti che porta molti abitanti a trasferirsi in altri comuni per
affittare la propria casa. Ma soprattutto porta molti investitori a comprare le
case dei fiorentini perché hanno una rendita più alta. Aumentando la domanda
aumentano i prezzi, col risultato che una giovane coppia di Firenze non può più
permettersi di pagare un affitto in città.
Azione:
regolare i prezzi di vendita degli immobili e gli affitti residenziali
(costruzione di alloggi popolari, aumento delle imposte sulle residenze non
abitate, porre un limite alle seconde case, …).
C’è ancora gente che lavora, produce e presta
servizio, al di fuori del ciclo turistico. Ma chi guadagna dal turismo guadagna
di più, è più ricco degli altri, più influente e potente, più inserito
politicamente, più rappresentativo della fiorentinità. Questo maggior valore
dei prodotti e dei servizi turistici esiste perché c’è un patrimonio da
sfruttare che è di tutti. Non è giusto che pochi si arricchiscano grazie ad una
risorsa di tutti.
Azione: tassare maggiormente quelle attività che
guadagnano dal turismo e investire in servizi pubblici per tutta la città.
Di recente una variante al Regolamento
Urbanistico ha, di fatto, ridotto il controllo pubblico sulle attività edilizie
nel centro storico (riaffermando che è lecito il frazionamento e il cambio di
destinazione d’uso d’immobili di pregio senza permesso di costruire ma con la
sola certificazione di un tecnico).
Azione: istituire
una commissione comunale per il centro storico incaricata di valutare, in tempi
brevi, ogni singolo intervento di ristrutturazione all’interno dei viali.
Altre proposte per il centro storico
-
Eseguire controlli più equi sulla legalità dei
permessi (scarichi, occupazione suolo, licenze, igiene).
-
Gestione e coordinamento di attività e orari nel
centro (esercenti, carico-scarico, pulizia strade, cantieri)
-
Collegare meglio il centro con le periferie
(pedo-ciclabili, trasporto pubblico, parcheggi).
-
Incentivare il commercio per la casa (alimentari,
ferramente, fornai, ecc…)
-
Aprire i grandi contenitori ad attività pubbliche
attrattive per i cittadini.
-
Regolare i mezzi di trasporto in centro
(micro-elettrico, bus turistici, mobike, car-sharing).
Il problema
maggiore di tutte le grandi opere previste a Firenze è che sono nate senza il
coinvolgimento degli abitanti, tramite accordi economici tra pubblico e privati
dei quali non si conoscono i dettagli. Sono calati dall’alto e opachi.
Sulla
TAV.
Esiste il sospetto
che non siano stati correttamente valutati i vantaggi della nuova stazione in
zona Campo di Marte a causa di interessi economici che intendono concentrare i
flussi turistici in zona san Lorenzo piuttosto che a diffonderli nella zona S.
Ambrogio.
Sull’aeroporto,
lo stadio, Castello
Oltre a inquinare
pesantemente la piana di Peretola già compromessa dalle vecchie discariche, il
progetto della pista rappresenta un grande consumo di suolo agricolo (impermeabilizzazione),
ormai da parecchio tempo destinato a parco. L’impatto ambientale è molto alto,
ma ad esso dovrebbe essere sommato l’impatto sociale e culturale dell’aumento
esponenziale dell’industria del turismo a Firenze. Il progetto del nuovo stadio
sembrava all’inizio compatibile con Mercafir nell’area del vecchio mercato
ortofrutticolo. Oggi sembra che debba occupare anche quell’area. Sarà
importante vigilare sulle intenzioni dell’investitore privato per valutare la
quantità di volumi edificabili che si vogliono associare allo stadio.
L’aumento di
cubatura ha un andamento esponenziale in questa parte di città, negli ultimi
anni.
Toscana Aeroporti
ha comprato i terreni vicini alla nuova scuola per Carabinieri di Castello, e
una variante al Piano Urbanistico prevede sugli stessi la costruzione di
edifici per 270.000 m2 (più del triplo della scuola per Carabinieri). E’ lecito pensare che gli appetiti sull’area
di Castello, che già dieci anni fa hanno fatto tremare Palazzo Vecchio, si
siano riaccesi, mentre è difficile credere alle buone intenzioni di un’impresa
immobiliare che ha tutte le caratteristiche della speculazione.
Sull’area
di San Salvi.
Abbandonata a sé
stessa questa importante zona urbana è un campione significativo del
disinteresse del Comune per le superfici che non sono disponibili per lo
sfruttamento cieco delle imprese immobiliari.
Le potenzialità
socio-culturali di questa zona sono invece molto rilevanti. Questo sito sarebbe
il terreno di sperimentazione ideale per un gruppo di lavoro multi-disciplinare
in grado di verificare la fattibilità di un progetto utile e duraturo.
Lo stesso principio
potrebbe valere per la zona delle Cascine e della piana dell’Argingrosso, sui
quartieri di Novoli e le Piagge, sul riuso di grandi edifici dismessi.
Lo
sappiamo tutti: l’atmosfera del pianeta sta cambiando a causa dei gas serra
(che fanno aumentare la temperatura) e delle polveri sottili (cancerogene).
Sappiamo anche che i trasporti a combustione sono responsabili di un terzo di
tali fenomeni. Se ne parla tanto, si danno delle regole, ma non si fissano sanzioni,
quindi solo la politica o il mercato possono innescare un cambiamento.
In
Italia i comuni devono dotarsi di un Piano Urbano di Mobilità Sostenibile
(PUMS) entro settembre 2019 (DM 04.08.17). Nei PUMS dovrebbe essere pianificata
la mobilità strategica per i prossimi 10 anni, integrando tutte le componenti.
Secondo
una raccolta di studi di Legambiente (Green Mobility, come cambiare la città e
la vita – a cura di Andrea Poggio – ed. Legambiente , 20018) il nostro è il
paese con il più alto numero di auto pro capite in Europa (dopo il Lussemburgo)
per giunta le più vecchie e inquinanti. Inoltre è il paese con più parcheggi
per strada (56% degli stalli), si è calcolato che lo spazio pubblico è occupato
per l’80% dagli automezzi (tra strade, parcheggi, servizi). La media è di 1,5
passeggeri per auto in circolazione, per fare 7km al giorno, ad una velocità di
30km/h e lasciando le vetture ferme in parcheggio il 92% del tempo.
Firenze
è considerata virtuosa in Italia, per l’estensione della ZTL e delle aree
pedonali, per il numero di parcheggi a pagamento, per il car-sharing elettrico
ed il numero di colonnine di ricarica. Però non si è dotata di un Piano Urbano
di Mobilità Sostenibile e supera il limite d’inquinamento per le polveri
sottili per 49 giorni l’anno. C’è un’auto ogni due abitanti, una moto ogni
cinque, le due ruote però sono più utilizzate: il 22% degli abitanti si sposta
infatti in moto o scooter, 24% in bici e a piedi, il 34% col trasporto pubblico
e il 20% in auto privata. La tramvia rappresenta il 7% del trasporto pubblico
locale, ma con le due nuove linee in costruzione si prevede di ridurre fino a
20.000 auto circolanti al giorno.
Tutte
le città europee prevedono un aumento della densità di popolazione nei centri
urbani, per evitare nuovo consumo di suolo, con conseguente aumento della
domanda di mobilità. Gli abitanti chiedono di potersi spostare in modo agevole,
sicuro, con tempi certi e a costi ridotti. Questa domanda va integrata
nell’ambito delle richieste per una città più vivibile, cioè più pulita, verde,
sana, confortevole e bella. Non serve fare annunci di soluzioni di settore e
miopi, occorre comunicare una strategia inter-settoriale di governo della
città.
È
un processo difficile, perché coinvolge le abitudini di tutti, e richiederà
molto tempo, ma l’importante è iniziare. Le politiche più responsabili
investono anche sul lungo periodo, per esempio nell’istruzione, comunicazione,
sensibilizzazione. Sarebbero importanti più finanziamenti per comunicare e
spiegare i cambiamenti che ci aspettano, come si fa per l’ambiente, con
progetti per le scuole comunali elementari, medie e superiori.
5.1 Mobilità dolce_
spazio pubblico, salute e incontro,
strade verdi, corridoi ecologici, permeabilità.
Si
definisce “dolce” la mobilità che non inquina, a piedi e in bicicletta (ma
anche in skate-board, roller o monopattino). Questi spostamenti sono utilizzati
principalmente per distanze che vanno tra i 300 e i 3000 m. È importante
incentivare questo tipo di mobilità in quanto è ecologica, silenziosa,
socializzante e salutare. Per stimolare queste pratiche ci sono svariati
incentivi, primo tra tutti la qualità dello spazio pubblico urbano. Vanno in
questo senso le zone pedonali, quelle a velocità ridotta (zone d’incontro a
20km/h con precedenza ai pedoni, zone con velocità ridotta a 30km/h con
carreggiate ridotte), i percorsi pedonali continui e sicuri per le persone più
fragili, le piste ciclabili. Occorre sottolineare che non è sufficiente
l’esistenza di queste zone e percorsi per garantirne il successo, perché
funzionino veramente bisogna progettarle con cura, vicino a zone commerciali,
vedute gradevoli, lungo torrenti o viali alberati, accompagnate da tanta
vegetazione in modo da formare dei corridoi ecologici attraverso le città, per
pollini, insetti, uccelli e animali in genere.
Con
un piano integrato del traffico si potrebbe liberare gran parte della
superficie oggi occupata dalle auto e dedicarla allo spazio pubblico più lento,
per l’incontro e la quiete. Le prime iniziative potrebbero essere la domenica
ecologica, ma anche i ciclo raduni e le competizioni sportive di corsa, di
muntan-bike o altro adatto per sensibilizzare un pubblico molto vasto alla
mobilità dolce. Bisognerebbe in seguito comunicare quali sono i percorsi,
pedonali e ciclabili, attuali e futuri. In questo modo i cittadini possono
trovare nella mobilità dolce una valida alternativa per spostarsi comodamente e
restare in forma. Un’idea adatta ad una città come Firenze potrebbe essere il
Piano degli itinerari turistici a pedali, per incentivare un turismo più
sostenibile. Per promuovere l’uso della bicicletta bisognerebbe anche prevedere
parcheggi, frequenti e sicuri. I giardini, le corti e i cortili dovrebbero
ospitare più posti bici possibili per i residenti mentre, nello spazio
pubblico, si potrebbero concentrare rastrelliere vicino alle isole ecologiche
per la raccolta differenziata (finchè non si passa al porta a porta) o alle
fermate dei bus, in zone controllate da telecamere. Grandi contenitori per il
parcheggio bici dovrebbero poi essere presenti in tutte le polarità
inter-modali (stazioni treni, corriere e tram, parcheggi scambiatori,
aeroporto). Amsterdam è il modello più virtuoso per le biciclette, con piste
ciclabili divise secondo la velocità, radiali o ad anello. Tutte le nuove
costruzioni devono avere dei locali sicuri per le biciclette dei residenti e le
aziende devono permettere ai dipendenti di farsi la doccia. Anche il bike
sharing andrebbe incentivato, pubblico o privato dovrebbe offrire servizi e
prezzi differenziati in concorrenza tra loro. Se allarghiamo l’orizzonte
temporale possiamo pensare di cambiare davvero l’aspetto dello spazio pubblico
urbano. Le superfici liberate possono diventare giardini, orti, fontane e
laghetti, aree giochi, eree per cani, piste di skate-board o pattini, campi da
basket o sistemi di drenaggio dell’acqua, canali ecologici, strade verdi. Anche
dove lo spazio è poco quei pochi centimetri che si possono guadagnare,
riducendo il traffico o la velocità, possono essere importanti per permettere a
due mamme coi bambini in carrozzina di incrociarsi sul marciapiede, per mettere
una panchina in più, per rendere un percorso un luogo d’incontro sicuro. Non
credo che si dovrebbero annunciare, in campagna elettorale, particolari
interventi per nuove piste ciclabili. Bisogna essere informati sulla situazione
di oggi e rimandare al parere di esperti i tracciati da preferire.
5.2 Mobilità
intelligente_ digitalizzazione,
applicazioni, monitoraggio e controllo, piano del tempo.
La
tecnologia ci offre continuamente nuovi mezzi d’aiuto per una mobilità più
efficace. Dalla geo-localizzazione alle telecamere, dai sensori alle varie
applicazioni di servizi, sarà presto possibile vendere e comprare una grande
quantità d’informazioni su come ci muoviamo, consumiamo, paghiamo, ecc... È
ormai possibile pensare di pianificare ogni spostamento con precisione e di
poter prevedere in anticipo eventuali fenomeni come ingorghi, file,
rallentamenti. In alcune città svizzere come Zurigo e Ginevra è già così. Oltre
alla regolazione automatica dei semafori secondo i flussi ci sono telecamere in
grado di riconoscere un incidente e di dare l’allarme. Sarebbe molto utile
un’applicazione per smartphone con tutti i sistemi di mobilità integrati (posti
nei parcheggi, passaggio dei bus, auto e bici in condivisione, pagamenti col
telefono, ecc…). Il comune potrebbe incaricare una società di logistica per
raccogliere tutti i dati sugli spostamenti urbani e per elaborarli in modo da
monitorare periodicamente la situazione ed assecondare i mutamenti (fiere,
eventi, cantieri, incidenti, ecc…). In questo modo, oltre ad avere i dati
iniziali, indispensabili per lo studio di un piano della mobilità, avremmo la
possibilità di gestire un sistema della mobilità dinamico, in continua
mutazione per mantenere i flussi più fluidi.
Un
altro strumento efficace è il “Piano del tempo” (sperimentato a Milano da quasi
20 anni). Si tratta di sfalsare gli orari di apertura e chiusura degli uffici
pubblici, delle scuole e delle aziende in modo da non concentrare troppi utenti
in circolazione nelle stesse fasce orarie.
Anche
l’unificazione in un unico strumento di tutte quelle attività che possono
essere svolte a distanza aiuterebbe molto a ridurre gli spostamenti. Sarebbe
necessario un grande lavoro di coordinamento tra vari enti, ma immaginatevi
cosa significherebbe avere un unico accesso personale a tutte le attività che
riguardano la pubblica amministrazione: documenti d’identità, patenti, centri
per l’impiego, matrimoni, scuola, fisco, e chi più ne ha più ne metta. In
alternativa e nell’immediato si potrebbero distribuire gratuitamente delle
applicazioni per prenotare e pagare diversi servizi di mobilità (posto nei
parcheggi, auto e bici condivise, car pooling, colonnina di ricarica elettrica).
5.3 Mobilità
multimodale_ un
mezzo dentro l’altro, polarità intermodali, strade, itinerari e strumenti.
5.3.1. Il trasporto pubblico dovrebbe
diventare il sistema principale di spostamento in città, insieme alla
bicicletta e alla micro-mobilità. Innanzi tutto occorre aggiornare il codice
della strada riguardo ai nuovi veicoli elettrici di ausilio muscolare
(monopattini, mini-bici, ruote elettriche, ecc…) e prevedere di salire con
questi mezzi sui trasporti pubblici. Per far questo occorre privilegiare sempre
il mezzo pubblico rispetto a quello privato, con corsie esclusive e semafori
dedicati. Ai bus dovrebbe essere garantita per contratto una velocità media
minima su ogni tratto di strada. In cambio l’azienda dei trasporti deve
impegnarsi a offrire un servizio più “amico” attraverso una comunicazione
chiara (mappe, sito web, applicazioni, …) e soprattutto affidabile nei tempi.
Le aziende semi-pubbliche dei trasporti urbani hanno enormi potenzialità di
guadagno nei prossimi anni e già in molte città sono una voce in entrata nei
bilanci comunali. Non è accettabile però che siano poco trasparenti
(affidamenti, ordini, incarichi) non-sostenibili (mezzi a benzina o diesel) o
inique (contratti coi lavoratori, parità di genere, ma anche rischio di
mobility divide che aumenta l’offerta nelle aree e nei segmenti più redditizi).
Bisogna andare verso mezzi pubblici completamente elettrici. Non solo tram, ma
anche bus con ricarica a induzione, con un sistema di “biberonaggio” alle
fermate, in 15 secondi, e al capolinea (Ginevra). Un’altra azione efficace
sarebbe quella per facilitare la bigliettazione automatica del TP - sms ATAF a
1,5 €, biglietto 2 €, sul mezzo 3 €, abbonamento super conveniente e
fidelizzante.
5.3.2. Il PUMS
dovrebbe rivedere la convenienza dei tracciati per la rete di TP urbana che
oggi si concentra soprattutto su assi a raggiera dal centro alla periferia. Il
TP dovrebbe permettere anche di raggiungere punti diversi della corona urbana
in tempi brevi, evitando tra l’altro di concentrare tutti gli scambi in
prossimità del centro o della stazione. Inoltre devono essere progettati gli
itinerari in funzione dei flussi di persone attuali e in proiezione, in modo da
ottimizzare e potenziare i centri di scambio inter-modali (parcheggi, ferrovia,
corriere, car-sharing, bici). Queste
polarità non devono essere delle infrastrutture tecnologiche isolate, ma venire
integrate nel tessuto urbano diventando dei centri di servizi e commerciali,
non solo facili da raggiungere ma gradevoli da vivere. La fermata del mezzo
pubblico (bus o tram) diventerà così il principale luogo d’incontro di ogni
quartiere, attraendo un pubblico molto vario. In prossimità delle fermate
dovrebbe essere possibile fare la spesa, informarsi sui servizi pubblici,
caricare i mezzi elettrici, trovare bici e auto in condivisione, parcheggi
sicuri per ogni tipo di veicolo privato, hub per le merci, ecc...
5.3.3. I parcheggi
auto lungo le strade potrebbero essere ridotti, si riducono le carreggiate e le
zone asfaltate, con grandi benefici per lo spazio pubblico e l’ambiente, ma
anche per la spesa pubblica che ha meno superficie carrabile da mantenere.
Allora saranno più utilizzati i parcheggi pubblici concentrati, con riduzione
della circolazione passiva, mentre molte persone troveranno più vantaggioso non
possedere più un’auto in proprietà esclusiva. Secondo un articolo su “the
economist” aumentare le tariffe dei parcheggi e metterli tutti a pagamento
permette non solo a calmare il traffico, eliminando la circolazione passiva, ma
anche di usare la domanda di mobilità privata per finanziare lo spazio pubblico
di qualità, diminuendo i costi sociali ed estetici. Tutte le ricerche indicano
che la costruzione di nuovi parcheggi in ambito urbano è inefficace per
migliorare la mobilità e non genera soddisfazione negli utenti. E’ la classica
domanda sbagliata.
5.3.4. La manutenzione
delle strade e degli spazi pubblici sarebbe molto più economica ed efficiente
se fosse appaltato con contratti decennali ad imprese specializzate (private o
semi pubbliche) che si fanno garanti e responsabili della buona cura dello
spazio pubblico interagendo tra loro. Questo richiederebbe uno sforzo iniziale
importante per studiare gare e contratti “blindati”, ma permetterebbe, in
seguito, grossi risparmi al comune che potrà delegare, in tutto o in parte, il
ruolo di “tappa buchi”. In alcune città viene permesso agli abitanti di
partecipare, non solo alla manutenzione, ma anche alla progettazione dello
spazio pubblico (con piante aromatiche, serre comuni, laghetti e fontane,
stenditoi e aree cani - www.itreetools.org).
5.3.5. La logistica,
se accuratamente gestita, aiuterebbe moltissimo il risparmio di risorse, la
riduzione dell’inquinamento e dei fastidi derivati dal trasporto merci, dai
cantieri e dai bus turistici. Anche in questi casi infatti l’ausilio di
applicazioni informatiche potrebbe semplificare la ricerca di itinerari, i
pagamenti, i permessi da chiedere, la ricerca dei parcheggi, ecc… Il centro
storico in particolare dovrebbe concentrare tutte le attività di servizio
(trasporto merci, servizi di lavanderia, raccolta rifiuti, manutenzione strade,
arredi e illuminazione, …) nelle ore notturne (orari 22-24, 5-7) per non
congestionare il traffico nelle strette vie storiche.
Ma
anche i cantieri dovrebbero essere scaglionati in modo razionale per evitare di
concentrare i fastidi in poco tempo o poco spazio. I bus turistici infine
devono seguire percorsi obbligati e poter essere monitorati dai vigili. Non
sono ammissibili deroghe che permettono a mezzi sopra alle 4 tonnellate di
entrare in centro storico. Le multe dovrebbero essere più salate (l’ideale
sarebbe di mettere multe proporzionali al reddito o al fatturato) e il comune
potrebbe incaricare una ditta di recupero crediti per riscuotere le multe anche
intestate a mezzi, almeno, di cittadini non italiani ma europei.
5.4 Mobilità elettrica
In
tutto il mondo si sta cambiando tendenza. La Cina è il più grande produttore e
consumatore di veicoli elettrici al mondo, grandi case automobilistiche come
Volvo e General Motors si sono completamente convertite all’elettrico perché è
un mercato che cresce del 55% ogni anno e gli esperti prevedono uno sviluppo
ancora maggiore, perché cambierà radicalmente il modo di spostarsi e di
conseguenza i business legati alla mobilità. Per la precisione è stato stimato
che i profitti futuri, più che dalla vendita dei veicoli, verranno dai servizi
di mobilità, sensori, car-sharing, trasporto pubblico, logistica e raccolta
dati sugli spostamenti.
Magari
tanti passerebbero anche all’auto elettrica ma c’è ancora sfiducia a causa di
un’informazione asimmetrica e incertezze, oltre che una difficoltà ad
immaginare i vantaggi. C’è ansietà per la ricarica e la breve autonomia, ma in
media usiamo l’auto per percorsi di 7km al giorno e l’Enel prevede di
installare 7000 nuove colonnine entro il 2020, di arrivare a 14000 nel 2022 (in
20 minuti di ricarica assicura più di 300 km di autonomia). Si dice che l’auto
elettrica costa troppo perché non si considera il costo totale di proprietà (
acquisto, manutenzione, carburanti, assicurazione, bollo, olio), inoltre ha una
durata di vita 10 volte superiore ad un’auto a combustibile, senza contare che
per alimentarla spenderemmo 3,5 € ogni 100km contro i 22 € di un mezzo
tradizionale.
L’Europa
sta investendo molto per passare dai combustibili fossili all’energia elettrica,
in particolare con progetti “smart grid” in grado di ottimizzare la
distribuzione dell’energia elettrica tra tutti i paesi, anche utilizzando le
batterie dei veicoli come accumulatori - l’auto vende energia quando è
collegata alla rete – permettendo ai proprietari di guadagnare qualche migliaio
di euro l’anno. In molte città europee il cambiamento è già visibile, tutti i
mezzi pubblici o di servizio all’amministrazione pubblica sono elettrici, come
anche i mezzi aziendali, i taxi, le auto a noleggio, il trasporto merci in
centro ed il car-sharing.
Italia,
11% della spesa delle famiglie italiani è per la mobilità (terza dopo casa e
cibo).
Le
patenti di guida sono in calo, da alcuni anni si vendono più bici che auto.
Gli
autobus italiani sono i più vecchi d’europa, in media 12 anni, il 14% è euro 0.
Non
esiste in Italia alcun tipo di agevolazione a passare ad auto elettriche o
ibride.
Firenze
- 161 colonnine elettriche. 1090 auto ibride, 86 elettriche, 158 scooter
elettrici, la metà del carsharing è elettrico. Firenze è la città con una
maggiore disponibilità in rapporto al parco auto circolante (91,2 colonnine
ogni 100.000 veicoli)
Abitanti in centro storico: 52.527.
Arrivi in provincia di Firenze nel 2017: 5.288.835
Giorni di permanenza : 14.968.360
La macchina amministrativa è dispendiosa,
inefficiente e insoddisfacente per chi ci lavora.
Riposizionare i funzionari nei ruoli più adatti alle loro
capacità. Migliorare la qualità dei servizi.
Le consulenze esterne sono troppe e
ingiustificate.
Limitare di consulenze dirette a casi puntuali ed
eccezionali.
I finanziamenti a progetti esterni sono opachi e poco
efficaci.
Non finanziare progetti senza pubblicare la valutazione degli
esperti.
C’è poca fiducia riguardo a come sono spesi i
soldi pubblici.
Bilancio partecipato. Far scegliere ai cittadini come impiegare
le risorse pubbliche.
Non c’è una visione per il futuro se non quella
di assecondare il mercato.
Aprire degli spazi di progettazione sul futuro della città.
I cittadini chiedono di partecipare e decidere
riguardo al bene pubblico.
Urbanistica partecipata. Aprire nei quartieri degli spazi di
discussione con potere decisionale.
Il patrimonio pubblico è una risorsa collettiva.
Convertire gli immobili pubblici per servizi utili ai
cittadini.
L’abbandono del patrimonio edilizio ne riduce il
valore di mercato.
Promuovere concorsi di progettazione multi-disciplinari per il
riuso del patrimonio pubblico.
Nel centro storico di Firenze dormono ogni notte
più turisti che abitanti.
Distribuire la ricettività in modo più diffuso nei quartieri.
Il centro storico continua a perdere abitanti.
Favorire l’insediamento di nuovi abitanti in centro.
Il mercato immobiliare è drogato dal turismo.
Abbassare i prezzi delle case per la vendita e
l’affitto dei residenti.
Il turismo sfrutta economicamente una risorsa
ambientale che è di tutti.
Distribuire i redditi derivanti dal turismo in modo che ne traggano vantaggio tutti i
cittadini.
Gli interventi edilizi in centro storico sono
senza controllo e ostacolati da troppe regole.
Sottoporre i progetti edilizi in centro storico alla
commissione specializzata.
Siamo obbligati a un grande cambiamento, ma è
difficile accettarlo perché coinvolge le abitudini
di tutti.
Comunicare e spiegare le nuove possibilità che ci aspettano
con la mobilità sostenibile.
Lo spazio pubblico è dedicato per la maggior
parte alle auto, impermeabile, costoso e inquinante.
Dedicare più spazio, e di più alta qualità, alla mobilità
lenta, pedonale, ciclabile, accessibile.
I percorsi pedonali e ciclabili sono frammentari,
senza punti di riferimento, i parcheggi bici sono pochi.
Studiare un Piano Urbano per la Mobilità urbana Sostenibile
(PUMS) che integri tutti i percorsi.
Muoversi in città è complicato e imprevedibile
perché non c’è una pianificazione degli interventi.
Monitorare i dati sulla mobilità per programmare i flussi di
traffico.
Servizi pubblici per il trasporto poco affidabili
scoraggiano l’uso di differenti mezzi di spostamento.
Facilitare l’uso di differenti servizi di mobilità. Creare
con un’unica applicazione smartphone per tutti i servizi.
Il trasporto pubblico è inefficiente perché
ostacolato da quello privato.
Favorire il trasporto pubblico rispetto a quello privato
integrandolo nel PUMS.
Realizzare più parcheggi non risolve il problema
del traffico, mentre toglierli sì.
Diminuire i parcheggi in strada. Dedicare le superfici
liberate al verde e allo spazio pubblico.
Le punte di traffico maggiore si registrano
sempre nelle stesse fasce orarie.
Distribuire logisticamente
i flussi urbani in momenti diversi del giorno e della notte.
La manutenzione delle strade e degli spazi
pubblici è subordinata alle stagioni elettorali.
Garantire la cura dello spazio pubblico. Stipulare contratti
decennali con imprese specializzate.
Spesso le regole del codice della strada non sono
rispettate e muoversi diventa difficile e pericoloso.
Aumentare i controlli e le multe. Recuperare i crediti anche
all’estero.
I viali promuovono la mobilità pesante e
individuale e creano una barriera tra centro e periferia.
Collegare meglio centro e periferia con percorsi di mobilità
lenta.