Povertà criminale

 


La svolta politica tra il 1975 e 1985 (Regan + Tacher) inizia solo oggi ad essere riconosciuta dall'opinione pubblica mondiale. Quello che viene definito neoliberismo o liberismo reale si può sintetizzare con tre obiettivi principali: meno stato in economia, meno diritti dei lavoratori, meno protezione sociale. Le conseguenze di queste politiche sono l'aumento dei poveri e la concentrazione della ricchezza. Secondo vari analisti (Stiglitz, Chomsky, Boudrieu, Wacquant, Ziegler, solo per nominarne alcuni) è stata pianificata una precisa ed accurata strategia di occultamento di questi processi e di legittimazione di un mercato naturalmente libero contro il quale nessuno può andare.

Le ragioni del neoliberismo sostengono il principio secondo cui la ricchezza si distribuisce naturalmente fra le classi sociali - per ricaduta naturale dai più ricchi ai più poveri - e quindi  non serve intervenire nella sua distribuzione ma basta favorire i ricchi e tutti ne godranno.

Dopo la crisi finanziaria del 1929, e fino agli anni '70 le politiche interventiste in campo economico hanno prevalso, secondo le teorie di Keynes, con importanti conseguenze per l'economia monetaria degli stati. Nello stesso periodo sono cresciuti, grazie alle lotte sindacali e civili, i diritti dei lavoratori,  l'assistenza sociale, le cure e l'istruzione per tutti.

Per contrastare queste politiche sociali e fiscali ritenute troppo invasive nacquero delle fondazioni con l'obiettivo dichiarato di promuovere la libertà dell'impresa individuale contro i vincoli repressivi imposti dalla stato interventista. Queste fondazioni hanno intrapreso una campagna mediatica per persuadere l'opinione pubblica sulla legittimità delle loro richieste, con argomenti del tipo "troppa generosità dello stato ostacola l'impresa ricompensando l'inattività", oppure "i poveri hanno una bassa capacità cognitiva, carenze mentali, devianze e depravazioni e sono facilmente portati al crimine". Libri di autorevoli intellettuali, cicli di conferenze, articoli di giornale, trasmissioni tv, vengono ancor oggi finanziate dai grandi gruppi di interessi privati per influenzare la gente e creare consenso intorno ai temi della "deregulation".

In questo modo chi perdeva il lavoro era colpevolizzato, come chi non riusciva a trovarne uno. L'istruzione e la sanità iniziarono ad essere privatizzate, come molte altre attività dello stato (carceri, servizio militare, trasporti, comunicazioni, energia, ...), i lavoratori perdono la sicurezza garantita dai loro diritti (licenziamento per giusto motivo, orario fisso, maternità, malattia, contratti a tempo indeterminato, ...) ed allo stesso tempo non possono più contare sull'assistenza dei servizi sociali pubblici, in gran parte chiusi per mancanza di fondi.

Nel 2014 negli U.S.A. un bambino su 5 nasce in miseria. 50 milioni di persone sono senza assistenza medica. 30 milioni soffrono la fame o malnutrizione cronica. 7 milioni sono senza fissa dimora. La disoccupazione arriva al 50% nei quartieri-getto e i lavori non qualificati sono pagati quasi la metà che in Europa. Il dirigente di una grande impresa guadagna 419 volte lo stipendio di un operaio (la media mondiale è di 20/35 volte).

Mentre si creava povertà si contribuiva a criminalizzarla. Fin dagli anni '80, con il piano per New York di Rudolf Giuliani denominato "tolleranza zero", iniziò la persecuzione poliziesca dei miserabili, senzatetto, lavavetri, piccoli spacciatori e giovani disoccupati, che vennero considerati i principali responsabili del degrado urbano. Come evidenzia Loic Wacquant nel suo libro "les prisons de la misère" in tutti i paesi più ricchi (ed anche in alcuni paesi dell'america latina) è aumentata la spesa pubblica per i penitenziari e la polizia senza una giustificazione reale ( i tassi di criminalità erano in costante calo dagli anni '50). Il tasso di incarcerazione è aumentato esponenzialmente (in corrispondenza diretta con il degrado del mercato del lavoro) e le carceri sono regolarmente sovrappopolate in Europa. Nelle carceri aumentano i suicidi e i casi di maltrattamenti da parte della polizia. 

Questa politica repressiva si associa sempre con un aumento del controllo dello stato centrale che, oltre ad aumentare poliziotti e telecamere nello spazio pubblico si serve anche delle ultime tecnologie dell'informazione, arrivando ad elaborare, per ogni cittadino, enormi quantità di dati derivati dalle informazioni fiscali, sanitarie, lavorative, bancarie, ecc... Queste tecnologie, mentre permettono un controllo preventivo, facilitano la discriminazione ed il pregiudizio o, come in Olanda, servono per impedire agli immigrati irregolari di trovare lavoro o di accedere ai servizi sociali.

E' importante segnalare che i reali costi finanziari e sociali di questa corsa alla sicurezza ed all'incarcerazione sono spesso nascosti da statistiche drogate o interpretate funzionalmente. Negli Stati Uniti si è ovviato al problema nel modo più semplice ed ingegnoso. Le carceri, così come l'assistenza sociale, sono state privatizzate in modo tale da non essere più una spesa pura dello stato, perchè in questo modo contribuiscono ad incrementare il Prodotto Interno Lordo, producendo ricchezza e posti di lavoro (le carceri per gli uomini poveri e l'assistenza per le "loro" donne e bambini). I servizi penitenziari privati sono diventati un businnes profiquo (come le squadre di protezione armata) e si è arrivati a far pagare, col debito, una parte delle spese carcerarie agli stessi detenuti. Inoltre un carcere è un ottimo strumento di sviluppo del territorio e tutti lo vogliono, porta lavoro stabile e pochi fastidi.

Oggi tutto questo è la nostra realtà quotidiana, ma la maggior parte delle persone crede ancora nell'efficacia della democrazia rappresentativa e dell'economia liberale, senza accorgersi della tirannia del consenso, che permette ad un piccolo numero di persone ben organizzate di controllare una massa importante ma disorganizzata e dell'economia parassita che per la massimizzazione del profitto, nel minor tempo possibile e a qualsiasi costo, distrugge il pianeta e l’umanità.

Come sottolinea Edgar Morin la convinzione diffusa di aver trovato il miglior sistema politico ed economico possibile fa sì che la storia umana non abbia più niente da inventare. 

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