Denaro come volontà collettiva o indispensabile registro?
“Il denaro e i suoi inganni “ è il titolo di un libricino a cura di Angela Condello che confronta i pensieri di Jhon R. Searle e Maurizio Ferraris sul denaro.
In estrema sintesi
secondo Searle il denaro è una forma di potere, ma oggi vale solo perché c’è
una volontà collettiva che vuole che valga, tutti credono che valga, quindi
vale. Un tempo non era così. L’oro o il
sale erano beni e merci che venivano usate come denaro. Fino al 1971 il denaro
corrispondeva ad una certa quantità d’oro, aveva lo stesso valore di un
contratto nel quale la parola scritta assicura un certo potere. Oggi invece è
una parola senza fondamento, viene generato dalle banche semplicemente
dichiarando che tale denaro esiste.
Secondo Ferraris invece
non c’è nessuna intenzione di dare valore al denaro, esso è sempre stato
necessario solo per registrare gli scambi, con la conseguenza di convertire un
valore economico in una quantità numerica. Anche la giustizia funziona grazie alla
registrazione e l’archiviazione di documenti che attestano leggi e fenomeni. La
forza di un contratto deriva dalla sua forma, che a sua volta nasce da una
tecnica, ci si sposa secondo un preciso rito, il telefono certifica che
qualcuno ha cercato di chiamarmi e non possiamo fare finta di non saperlo, la
responsabilità trova la sua origine nella registrazione. E’ così che nascono
nuove forme d’autorità: l’archivio per il potere legale e la banca per il
potere capitalistico.
In questo senso la cripto valuta non è che memoria della transazione, un puro documento che registra uno scambio, senza alcun radicamento esterno se non, appunto un registro sicuro e pubblico (blockchain) che tiene conto delle transazioni e se ne fa garante.
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