APPUNTI DAL LIBRO “la società automatica” di B. Stiegler

 


La nostra società non è basata sul lavoro ma sull’impiego. Il lavoro impegna tutto il soggetto nel suo insieme nella creazione di un’opera, mentre l’impiego sfrutta una parte del soggetto (competenze) per costruire prodotti in cambio di uno stipendio. L’obiettivo non è più l’opera e la sua utilità economica, ma la somma di denaro che ci permette di comprare servizi e merci. Questo genera alienazione in quanto allontana le persona dagli effetti delle loro azioni, isolandole in un ingranaggio del sistema, con pochissime possibilità d’espressione. Le reti sociali rappresentano un’opportunità per uscire dal sistema, valorizzando la persona in termini finanziari, trasformandola in una merce ad alta visibilità e diffusione.

Ma il web non è lo spazio democratico nel quale si sperava trent’anni fa, è dominato da pochi grandi imperi in grado di controllare l’informazione, il commercio e le reti sociali, grazie alla raccolta di un gran numero di dati che vengono elaborati dai computer per prendere decisioni orientate al maggior profitto.

Bisognerebbe prendere possesso del proprio doppio statistico, disautomatizzarlo e farne un’interfaccia riflettente sotto il nostro esclusivo controllo. Allo stesso modo si tratta qui, non di resistere all’automazione, ma di innovare la società e pensare il lavoro in relazione con la fine dell’impiego.

È interessante notare che sempre più decisioni sono prese in modo automatico dalle macchine, abituate a risolvere problemi in modo matematico e quindi difficilmente criticabile. Stiamo forse passando da un tipo di governo basato sui numeri delle statistiche ad un governo basato sugli algoritmi, come processi matematici in grado di definire delle variabili in funzione dei dati raccolti. Le tecnologie di potere fondate sulla statistica oggi si fondano sugli algoritmi. La critica è battuta e svuotata dalla prova matematica, bisognerebbe rivendicare il diritto all’interpretazione. La guerra economica è oggi mascherata politicamente da battaglia per l’occupazione, mentre il marketing strategico dirige l’innovazione, rendendo la ricerca indipendente una rarità.

William Sharpe, per esempio, vinse il premio Nobel in economia nel 1990 grazie al suo sistema di calcolo che valuta il rischio degli investimenti finanziari, ma molte altre decisioni sono dominate dal calcolo. Purtroppo gli algoritmi di problem solving sono spesso impostati con pesi, principi e regole non sempre trasparenti e condivise. Questo significa anche che il sapere, le conoscenze e le esperienze delle persone perdono di valore.  Nessuna delle decine di persone che lavorano al traduttore dal cinese di google parla cinese, non serve saperlo se sai usare la matematica applicata. Ma ogni automatismo provoca un disapprendimento. Ci evita vari generi di pratiche faticose, intorpidendoci (dalle porte che si aprono da sole fino all’auto che evita ostacoli imprevisti) e generando nuovi tipi di incidenti.

Tracciabilità e ipercontrollo. Urbanistica computazionale. Open data, tracce digitali degli smartphone. Dati raccolti da dispositivi di cattura onnipresenti. Eccellenza della mediana. Dispositivi normalizzatori e autorità di regolazione dette indipendenti. Nessun diritto disciplina lo sfruttamento dei dati che sono una merce come le altre. Costituire uno stato di diritto al di là dello stato di fatto.

Crowd sourcing, open source, economia contributiva. Architettura web basata su una categorizzazione contributiva. Redistribuzione del tempo di sognare grazie agli automi. Lavoro intermittente.

La comunità in origine è inclusione, cum munus – con impegno, con cura, ma anche regola, obbligo, dono, condivisione. Oggi è esclusione, appartenenza, proprietà, convenienza, utilità, differenza. È qualcosa di cui abbiamo la proprietà condivisa con altri. Non più in relazione con l’alterità ma con l’identità. Le società si sono, al contrario, immunizzate. Attenzione ad un sistema sociale autoimmune. Dall’aumento del rischio aumentano i profitti (x es. delle assicurazioni). I beni comuni, di nessuno, diminuiscono perché se ne appropriano privati e stati. Rivendicare i beni comuni (Roberto Esposito).

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