E’ un mondo difficile


 

 È un mondo difficile e vita intensa
felicità a momenti e futuro incerto …

T. Carotone

 

Il pianeta terra è stato ormai completamente scoperto, possiamo osservarlo dallo spazio e ingrandire ogni sua parte, è diventato un mega-oggetto esterno a noi, non è più il qui ma è diventato il là, spaesato, interconnesso nelle sue parti, permeabile e percorso da flussi di ogni specie: turistici, finanziari, digitali, virali, esodi … Forse è per questo che non riusciamo a difenderlo come dovremmo, perché nella nostra esperienza lo abbiamo ridotto a quello che A. Boatto chiama “… un oggetto disponibile e sottomesso, sicura proprietà, immensa discarica, rumoroso mass-media, sferico super-utensile, bersaglio tenuto costantemente sotto controllo”. Abitiamo il mondo spostandoci a velocità della luce, abbiamo perso il senso della fissa dimora, quella “casa” – oikos in greco – da cui derivano le parole economia ed ecologia. Siamo tutti, chi più chi meno, mediatizzati, ci arrivano immagini e storie di luoghi lontani - guerre, cataclismi, carestie, incendi - facciamo esperienza di fatti in tutto il globo. Questa globalizzazione informatica (leggera) è percepita più della globalizzazione mercantile (pesante), che sposta enormi quantità di materia, le merci, e di persone, turisti, lavoratori o rifugiati, ovunque nel mondo. Sicuramente siamo molto più sollecitati da nuove informazioni rispetto ai nostri genitori e solo una piccola parte di queste informazioni sono ricercate attivamente da noi, per lo più le subiamo. In questa situazione è certo molto difficile dedicare ad ogni notizia il tempo necessario per considerare le cause o le conseguenze, per approfondire o per fare domande. Con l’aumento del numero d’informazioni che ci arrivano aumenta il grado di complessità della vita. Ma se la complessità è il grado di “varietà” di un sistema, allora evviva! È la stessa varietà che ci assicura la sopravvivenza della specie (biodiversità come varietà biologica) e la bellezza del mondo (il mondo è bello perché è vario). Però pensiamo che sia troppo faticoso recepire tutta la varietà delle informazioni che arrivano, vorremmo riflettere di più su ogni fatto per poterlo valutare ma nello stesso tempo ci fa fatica. Capita che ci sentiamo impotenti, estranei e indifferenti, perché non siamo in grado di trovare la nostra posizione nel mondo o perché sentiamo di non impegnarci abbastanza per migliorare le cose. Forse dovremmo solo restare aperti alla varietà dei fenomeni, assorbirli senza giudicarli, senza catalogarli in modelli precostituiti perché pensare globale è pensare complesso. Pensare globale è oggi indispensabile per scegliere e decidere. Dalle grandi decisioni di politica internazionale (diplomazia, dazi, trattati commerciali, aiuti di stato, …) o di economia multinazionale  (delocalizzazione della produzione, monopoli, obsolescenza programmata, …) fino alle piccole scelte quotidiane (raccolta differenziata, consumo consapevole, turismo, …) tutte le scelte sono inevitabilmente iscritte in un ambito globale.  Quindi non possiamo sottrarci, finché stiamo su questo pianeta avremo effetti sui fenomeni che lo riguardano. Tanto vale cercare di agire al meglio con le informazioni che abbiamo, discutendone con altre persone, cercando di approfondire i legami di causa ed effetto, restando indipendenti dai condizionamenti e aperti ai diversi punti di vista. Forse vorremmo essere meno informati per avere meno responsabilità e dire se non so di sbagliare posso agire più tranquillamente”. Ma non dipende più da noi, il nostro ambiente è invaso dall’informazione sotto forma di immagini, video, testi con messaggi di ogni tipo. Far finta di niente non farà che aumentare la nostra estraneità, i sensi di colpa, l’impotenza e l’alienazione.

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