FRANCAMENTE!

 


Francamente!

Tra il chiasso di questa società dell’informazione si sentono frasi davvero inaccettabili.

Tutto è ammesso, anche se poi viene contraddetto, confutato, ritirato … ma intanto è passato.

Ma davvero la maggior parte delle persone è così stupida come sembra?

Ma davvero le persone si lasciano influenzare dalle banalità che sentono o leggono?

 

Siamo sinceri!

Le frasi che ci colpiscono di più risuonano nel nostro cervello e chiedono a gran voce di essere espulse, col risultato di far risuonare altri cervelli, e così via, si ripetono e si amplificano. Lo facciamo un po’ tutti, ci piace passare le informazioni più forti a chi ci sta vicino. Non importa di che tipo: fatti originali, importanti, eclatanti o terrificanti, affermazioni sorprendenti, scoperte sensazionali, sfide epocali, sventure globali. Godiamo nell’annunciare un fenomeno straordinario.

 

Allora possiamo credere che l’ingegneria dell’opinione riesca a condizionare le scelte milioni di consumatori/elettori (come illustra Matteo Motterlini nel suo “La psicoeconomia di Charlie Brown”) oppure che la nuova cultura eclettica riesca a dare l’autocontrollo e l’autoproduzione alle moltitudini (come auspica Antonio Negri in “Impero”).

 

L’indebolimento delle organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite è evidente. Chiunque ne riconosce i limiti, perché ci sono forze che esercitano il diritto di veto per interessi personali, privilegiandoli rispetto all’interesse universale e umanitario. L’avidità e la competitività dei poteri forti è sotto gli occhi di tutti e questo ci sta portando alla moltiplicazione dei conflitti, prima commerciali, economici e finanziari, poi bellici.

 

La maggior parte degli abitanti della terra non partecipa a questi conflitti, non ne sa quasi nulla, ma ne subisce gli effetti devastanti, molto più di coloro che li provocano. Però non riescono a fermarli. Alcuni manifestano, altri boicottano, ma la maggior parte si sente impotente, perché sono sopraffatti da un divario, apparentemente insormontabile, tra soggetti forti e massa debole.

 

Se chi possiede grandi quantità d’informazione possiede anche i principali canali di trasmissione, le migliori tecnologie di produzione e le più recenti conoscenze, costui è il soggetto dominante, il leader. Oggi il suo dominio, oltre che diretto, è anche culturale in quanto ha tutti i mezzi per influenzare l’opinione pubblica con un nuovo tipo di propaganda. Rimane impossibile sapere quanto le persone si lascino condizionare, si possono solo registrare i fenomeni e azzardare dei legami di causa/effetto.

 

Un legame verosimile è quello tra i soggetti forti della terra, impegnati in guerre globali, e la crescita dei movimenti nazionalisti nell’occidente avanzato. I primi, oltre a promuovere la riduzione dei beni comuni e dei servizi sociali, si scontrano tra loro a livello globale, costringendo gli stati a competere riducendo i diritti civili dei popoli. I secondi, molto diversi dalla tradizionale destra sociale, esaltano l’individualismo e le differenze, trasformano il confronto in scontro alimentando conflitti culturali ed etnici, religiosi ed etici.

 

Quale sarebbe il legame?

Le nuove destre conflittuali stanno nascondendo le ingiustizie economiche e civili dietro alle insegne dell’identità, contro le alleanze ed il dialogo, contro le organizzazioni internazionali, contro i poveri (criminalizzati) e l’immigrazione, a favore degli armamenti, della proprietà privata, dei muri di confine e del controllo centrale. Questo fa sicuramente comodo ai soggetti forti, facendo pensare che siano in realtà una loro espressione.

 

Non posso credere che i sostenitori della social-democrazia, dei diritti civili e dei beni comuni si lascino tutti trascinare nella polemica sui valori etici, di genere o culturali, mentre l’ingiustizia sociale cresce a dismisura. Ma è quello che sta succedendo in questi anni.

 

Allora domandiamoci perché.

Forse i politici considerano i cittadini più stupidi di quello che sono e credono che se difendono quei valori che dominano le scene televisive e giornalistiche saranno rivotati. Oppure sono anche loro finanziati dagli stessi soggetti dominanti e concorrono all’occultamento dei problemi reali. Oppure, ed è l’ipotesi più deprimente e probabile, sono preda delle tecnologie d’ingegneria dell’opinione, seguono il flusso d’informazione prestabilito cercando di emergere dal magma, annunciando qualcosa di veramente forte e toccante.

 

Allora ammettiamo che davvero tutti vorremmo essere famosi per un giorno e facciamo attenzione alle dichiarazioni che ascoltiamo, più sono eclatanti e più sono finalizzate a distrarci, più riescono a distrarci e più importante potrebbe essere il diritto che ci stanno sottraendo.

Commenti

  1. Ritengo che i "leader" siano spesso vittime della comunicazione, di una parola ormai svuotata del suo significato e distaccata dalla realtà. Vittime e carnefici coincidono. È una tragica, se non tragicomica società che ha fatto della retorica sostanza e dell'ossimoro verità.

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  2. Fa parte del grande gioco di ruolo del quale sono/siamo prigionieri. Come insegnano i più grandi semiologi, da Roland Barthes a Noam Chomsky, le parole sono azioni con delle conseguenze, ma dovrebbero anche essere impegni per azioni future!

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