Assemblea

 


resti dell'antica città di Nebelivka (6000 a.C.)

 

“La comune aveva il compito di amministrare gli affari locali, garantire la sicurezza pubblica e promuovere le riforme sociali ed economiche a livello locale. Ogni sezione eleggeva i propri rappresentanti per partecipare all'Assemblea comunale e coordinare le attività a livello locale. Le sezioni, unità amministrative più piccole che corrispondevano ai vari quartieri della città, svolgevano un ruolo chiave nella mobilitazione popolare e nell'organizzazione delle proteste e delle rivolte. Il sistema era caratterizzato da una combinazione di istituzioni democratiche e organizzazioni di base, che riflettevano la crescente partecipazione politica e sociale del popolo nella gestione degli affari pubblici.”

M. Bookchin sulla comune di Parigi del 1871

 

 

Libertà è partecipazione, ma per partecipare occorre conoscere e rispettare le regole sulla gestione dei gruppi. Ogni gruppo, appena è riconoscibile, dovrebbe decidere quali regole di comportamento seguire. Questo è il primo, fondamentale esercizio di partecipazione. Esistono molti modelli da seguire, tutti più o meno simili, che tendono a rispondere a diverse domande (quali sono gli argomenti,  lo scopo, come si entra/esce dal gruppo, come/chi gestisce le riunioni, i fondi, i rapporti con l’esterno, ecc …). La maggior parte dei modelli però sono molto rigidi sul modo in cui vengono prese le decisioni (unanimità, 2/3, maggioranza, maggioranza dei votanti),  come anche sul modo in cui si può rompere la gerarchia, proporre cambiamenti delle regole o promuovere nuove iniziative. Quasi tutti i modelli di gruppo - come le associazioni, le cooperative, i gruppi di ricerca, le squadre di lavoro o sportive - sono regolate da un sistema che dà ai suoi componenti un diverso accesso al potere e quindi alle decisioni.

 

In questo modo la partecipazione è solo occasionalmente diretta, in presenza, per discutere e decidere insieme, nella maggior parte dei casi è filtrata da intermediari che controllano gli organi amministrativi. Così capita sempre più spesso che le decisioni siano prese dagli apparati di gestione e  di governo, dalle commissioni e dal consiglio direttivo, senza discuterle in assemblee allargate. La democrazia è indebolita da questa mediazione a vantaggio di un decisionismo operativo sotto il controllo della tecnocrazia e della burocrazia. A livello comunale, per esempio, un ristretto numero di cittadini, riuniti in consiglio, decide per tutti gli abitanti. Per molti argomenti poi non sono neanche interpellati, perché la giunta, o addirittura il funzionario che dirige un certo ufficio comunale, scelgono direttamente per tutti. Certo occorre lasciare un margine di scelta alla discrezione dei tecnici responsabili, ma con il complicarsi delle regole questo margine discrezionale è aumentato a dismisura.

 

Si sente dire che la partecipazione al voto è in calo e che l’opposizione della minoranza blocca tutte le decisioni, ma non sarà un modo per mantenere le cose come stanno? Votare una volta ogni cinque anni non è partecipazione e l’ostruzionismo è l’ultima arma di chi non ha spazi di espressione.

 

Con la partecipazione diretta, se è vera e ben organizzata, non ci sono schieramenti ideologici o parti politiche, ma solo argomenti logici e confronto costruttivo. L’assemblea deve essere permanente, nel senso che è sempre aperta e ha valore ovunque, in qualsiasi momento e qualunque sia il numero dei partecipanti. Ogni quartiere deve trovare un grande spazio dove riunire tutti gli abitanti almeno quattro volte l’anno, per affrontare insieme le scelte locali e confrontarsi sui temi riguardanti territori più ampi. Ma oltre alle assemblee di quartiere ci deve essere un dialogo continuo intorno a particolari temi di attualità, con gruppi di persone disponibili ad approfondire l’argomento ed a divulgare le loro conoscenze ai vicini. Questi tavoli tematici di approfondimento sono spontanei e temporanei, aperti, autogestiti, interagiscono con altri gruppi a qualsiasi livello, locale o globale. In questo modo si forma una rete di collegamento diretto tra persone, libere di decidere come governare la città. L’assemblea comunale riunisce tutte le assemblee di quartiere che hanno scelto i loro oratori, ma non li hanno delegati per scegliere al loro posto. Gli oratori sono scelti dagli abitanti, ogni volta a seconda delle loro competenze e capacità, a rotazione e possono essere destituiti in qualsiasi momento se non sono più considerati adatti. L’assemblea comunale dovrebbe riunirsi quattro volte l’anno, due settimane dopo le assemblee di quartiere, e decidere sulle questioni riguardanti il territorio comunale e i rapporti tra i quartieri.

 

Per far funzionare la democrazia diretta e non farla diventare un calderone bollente di rivendicazioni, proteste e malumori occorre darsi delle solide basi. Le regole devono essere poche e semplici in modo che tutti possano capirle bene e rispettarle sempre. Ma le regole, da sole, non bastano. Partecipare significa innanzitutto fare parte di un gruppo, conoscerne i membri e rispettarne l’opinione, parlare francamente e apertamente, liberarsi da pregiudizi e condizionamenti essere pronti all’ammissione ed a cambiare idea. La partecipazione si impara con la pratica, ma all’inizio deve anche essere insegnata, affinché si diffonda una cultura della partecipazione ed una nuova sensibilità rispetto a questo tema. L’obiettivo è quello di far sentire tutte le persone libere di esprimersi pienamente, non solo nelle sedi istituzionali ma sempre, per permettere il completo sviluppo dei talenti, la completa ricerca delle aspirazioni, per perseguire la libera ed autentica ricerca del tipo di vita desiderato.

 

ALCUNE REGOLE PER ESEMPIO

Obiettivo di ogni gruppo è la ricerca del consenso

I confini spaziali e gli individui che possono partecipare devono essere chiari

Le regole devono essere condivise dai membri del gruppo

Chi è coinvolto dalle regole può proporre di cambiarle

Chi viola re regole subisce sanzioni graduali

La parola data va mantenuta, è un’azione con delle conseguenze

Non ripetere ciò che è già stato detto

Non imporre un punto di vista

Bastano 5 persone per fare un gruppo di lavoro

Prendere decisioni in gruppi più ristretti e chiedere a livello superiore solo se è indispensabile

Il voto è solo alla fine, quando si è raggiunta la quasi unanimità (non ricorrere al voto qualificato dei 2/3)

Se ci sono astensioni devono essere motivate

Il presidente ed il segretario sono eletti a rotazione

Portavoce e delegati sono eletti a rotazione e possono essere revocati per volere dell’assemblea

 

 

 

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