SOS beni comuni, al telefono con Ugo Mattei
C’è chi sui beni comuni e le generazioni future ha costruito un elemento di riparo collettivo, dagli abusi istituzionali, dai diritti negati e dalle privatizzazioni selvagge. Ugo Mattei e migliaia di soci della cooperativa di mutuo soccorso “generazionifuture” hanno un solo obiettivo: unire tutte le vertenze, lasciare da parte le identità divisive e allearsi.
Il professore che ha lavorato con Rodotà al progetto di legge del 2007 sui beni comuni spera adesso che il sapere critico reclami “da sotto” i propri diritti, fuori dai partiti. “Se i processi si sommano e sono tradotti, messi in forma dal diritto, si può formare una nuova piattaforma politica”. Per questo si dovrebbe diffondere una consapevolezza civile d’insieme, che considera tutte le lotte una sola lotta, i movimenti, i comitati e le associazioni devono lasciarsi contaminare dalle lotte altrui e poi devono imparare a coordinarsi, organizzarsi.
Dopo il lavoro della commissione Rodotà, mi spiega al telefono un frenetico lunedì mattina, la situazione per i beni comuni si è aggravata. La riforma costituzionale degli articoli 9 e41 ha introdotto nuovi termini solo apparentemente migliorativi, sostiene Mattei, che in realtà sovvertono il rapporto giuridico tra autonomia e autorità, istituzionalizzando il terrore della catastrofe che gli consentirà di inaugurare un eco-dispotismo tecnologico. Oltre al greenwashing – l’utilizzo bugiardo di una retorica ecologista al fine di sostenere trasformazioni economiche e politiche che vanno nella direzione diametralmente opposta – vediamo lo stesso principio applicato in numerosi contesti, il commonwashing, l’healthwashing, e così via, nella logica del dispotismo draghista, con l’espropriazione del piccolo a favore del grande capitale multinazionale. La piccola attività economica privata è infatti impossibilitata a sopportare i costi di adeguamento e riqualificazione contenuti in regolamentazioni dettate dai grandi gruppi multinazionali e dovrà arrendersi cedendo l’attività. Inoltre questa retorica ha prestato il fianco ad azioni infami che hanno indebolito, con dei contro-principi, la difesa del paesaggio e dell’ambiente, permettendo ecomostri, pale eoliche e pannelli solari dove prima sarebbero stati inaccettabili. Ecco che parole che sono diventate una bandiera per i movimenti ambientalisti come “biodiversità”, “future generazioni” dopo essere introdotte in costituzione nell’art. 9 sono contemporaneamente utilizzate dall’art. 41 per giustificare le limitazioni all’iniziativa economica, aggiungendo le parole “salute e ambiente” in capo alle ragioni per limitarla, in modo tale da impedire la formazione di monopoli pubblici e privati nel rispetto del principio di libera concorrenza.
Parla a raffica l’esimio giurista, con urgenza e sicurezza, sicuro degli argomenti sviscerati da anni; mentre lo immagino aprire porte, attraversare scale e androni, salire in auto, ascolto attento cercando di cogliere l’essenziale dei suoi ragionamenti, aiutandomi coi ricordi di frasi lette sui suoi libri, interrompendolo ogni tanto con qualche domanda. Gli parlo di Firenze, di Mondeggi e GKN, che conosce bene, ma anche della trasformazione del Teatro Comunale, della Manifattura Tabacchi, l’aeroporto, la base NATO, le Officine Grandi Riparazioni, l’overtourism e gli student hotel e gli chiedo come fare per invertire l’onere della prova, a impedire al privato di espropriare il pubblico dei beni comuni. Mi risponde che il problema maggiore è la mancanza di consapevolezza, perché c’è troppa preoccupazione per il futuro incerto, lui se ne accorge guardando suo figlio di 24 anni. “E le manifestazioni di questi mesi?” gli domando, “non rappresentano un risveglio delle coscienze a fianco del popolo palestinese?” Mi dice allora che Gaza siamo noi ma non ce ne accorgiamo, come la rana in pentola non sentiamo che la temperatura si sta alzando e che i diritti ci vengono tolti, si perdono a poco a poco. Siamo condizionati da mezzi d’informazione controllati che polarizzano il dibattito politico sulla contrapposizione tra destra e sinistra. Anche il controllo della tecnologia, con la telesorveglianza, il furto di dati, la profilazione e l’intelligenza artificiale, irrobustisce la concentrazione di ricchezza e di potere permessa da un neoliberismo camaleontico che ci sta portando ad un economia di guerra.
Non s’illude e non vuole illudere nessuno il professor Mattei, parla chiaro e agisce con perseveranza. Ci tiene a precisare che la conquista dei diritti nasce sempre dal basso, che occorre cooperare per combattere la cleptocrazia del capitale e contrapporvi i beni comuni, invece i vari movimenti continuano a dividersi su contrapposizioni inutili e nocive alla nascita di alleanze giuridico-politiche. Sommare tutte le vertenze locali significa dare voce a tutte le battaglie legali nel silenzio: terra, lavoro, pace, verde, acqua, casa, piazze, servizi, si declinano nei nomi propri di ogni territorio che l’avvocato Mattei aiuta: Pio Albergo Trivulzio e San Siro a Milano, ex Macelli a Roma, Conca a Caserta, galleria Principe di Napoli a Napoli, parco della Pellerina a Torino. Alla fine ci invita il 28 novembre a Torino per parlare dei vari washing, a leggere il suo ultimo libro “la fine del diritto” ed. Feltrinelli e a premere il bottone SOS beni comuni sul suo sito www.generazionifuture.org
