Abitare quotidiano con Nino (Faraone Bogazzi)




A sei mesi dalla scomparsa di Faraone Bogazzi credo che sia importante raccogliere il suo messaggio:
“ Le pratiche legate all’abitare sono sempre meno diversificate perché non ci sono più molti luoghi dove gli abitanti possono far accettare le loro proposte.”

Conosciuto da tutti come Nino, fondatore dell’associazione Habiter au quotidien, urbanista militante a Parigi dal 1986, si è sempre battuto per ridurre la distanza tra abitanti e amministrazione pubblica e sostenere il progetto di spazi pensati collettivamente. Nato a Carrara e sostenitore delle teorie anarchiche, Nino fu un critico instancabile delle politiche di governo del territorio. Era amico e alleato di Françoise Choay, contro l’urbanistica astratta del gigantismo e la riduzione degli abitanti a utenti, incapaci di esprimersi concretamente e di incidere sulle trasformazioni urbane.

E’ stato soprattutto attivo nel quartiere multietnico di Barbès, dove il processo di rinnovo urbano, avviato dal comune, stava imponendo progetti immobiliari standardizzati e tendeva a espellere gli abitanti dal quartiere. Qui aprì, grazie all’auto ristrutturazione di alcuni locali con gli abitanti, un centro permanente di assistenza a chi aveva problemi di alloggio, espulsioni, insalubrità o incompatibilità, per seguire i percorsi amministrativi necessari a risolverli. Negli anni novanta il conflitto raggiunse livelli pericolosi (come mostrato dal bel film l’odio, di Mathieu Kassovitz) e Nino continuò a cercare spazi di dialogo e di azione, agendo come mediatore, negoziando pratiche e confini tra le varie etnie, radunando grandi folle di persone disposte a partecipare all’operazione di trasformazione prevista. Purtroppo l’amministrazione considerava la partecipazione di sua esclusiva competenza, escludendo spesso le associazioni di abitanti dai processi decisionali. Nonostante questo Bogazzi promuoveva la vera partecipazione, radunando gli abitanti per disegnare progetti alternativi dei servizi pubblici, parchi o centri culturali, durante originali manifestazioni di convivialità multi-etnica che diventavano feste indimenticabili.

Tra i numerosi progetti realizzati da Habiter au Quotidien alcuni meritano di essere ricordati per il loro carattere innovativo di grande interesse sociale. I corsi di formazione ai mestieri dell’edilizia per donne disoccupate ( che si ripetono da più di vent’anni) sono nati dal rifiuto dei proprietari degli immobili di provvedere alla manutenzione ordinaria per liberarsi degli inquilini e poter vendere. Da qui l’esigenza degli abitanti di provvedere da soli ai lavori ( elettricità, idraulica, muratura) facilitando anche la nascita di nuove imprese al femminile e posti di lavoro per donne senza alcuna formazione. L’inserimento dell’agente di prossimità come nuova figura professionale femminile ha lo scopo di aiutare gli abitanti per tutti i problemi quotidiani di vicinato e di mediare nei rapporti tra cittadini e amministrazione. Il video sul risparmio energetico rivaluta pratiche abitative tradizionali, mostrando soluzioni di saggezza popolare provenienti da varie etnie. Nino era sempre attento alla qualità del progetto, riuscì a riportare l’artigianato nei cantieri immobiliari con un progetto di collaborazione tra architetti e artigiani. S’immaginò cantieri sospesi su piattaforme mobili per ristrutturare edifici senza espellere gli abitanti. La maggior parte dei progetti di Nino non si è potuta realizzare, vista la sua fervida immaginazione e vivacità intellettuale, ma non per questo perdono d’efficacia o valore.

Ho avuto il piacere di lavorare al suo fianco dal 2001 al 2005 e ricordo con gratitudine la sua tenacia e il suo coraggio nel difendere l’uguaglianza e la giustizia sociale.

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