EVOLUZIONE CIRCOLARE

 

Molti italiani sono costretti ad esercitare la loro creatività esuberante per attività poco utili, se non dannose. Pensiamo agli avvocati che riscrivono le leggi ad ogni cambio di governo, rendendo impossibile districarsi tra gli intrecci lessicali della pubblica amministrazione, oppure alla criminalità organizzata che s’inventa continuamente nuove economie parallele col solo scopo di riciclare denaro illegalmente ricevuto. Se si potesse convogliare una parte di questa energia creativa per il bene comune o per espressioni liriche di tipo artistico, penso che compiremmo un altro piccolo passo verso una società meno vorace, competitiva, gerarchica.

Gli altri sono ormai talmente simili a noi che la linea del conflitto tende sempre più a coincidere con l’epidermide dei nostri corpi, senza gruppi di appartenenza famigliari o cittadini. Gli esseri umani si stanno scordando quali sono i vantaggi dell’aggregarsi: la mutua assistenza, la somma delle forze, la collaborazione e lo scambio. L’unico vantaggio che conta oggi è lo scambio. Il commercio ha completamente scavalcato l’economia nella scala dei valori, siamo passati da una società dei valori etici ad una del valore monetario.

Noi italiani siamo ottimi commercianti, venditori, affabulatori e conformisti, non facciamo paura a nessuno perché siamo la macchietta di noi stessi, recitiamo una parte e a volte anche molteplici, senza sentirci alienati. Ma quello che ci aliena è non riuscire a fare quello che ci piace, fare volontariamente mestieri e attività che non ci soddisfano solo per essere come gli altri e vivere decorosamente in società. Le passioni “da tempo libero” allora si moltiplicano, valvole di sfogo folli e ridicole che ci riportano piaceri infantili. Perché non si può semplicemente fare ognuno quello che si sente di fare meglio? Vogliamo tutti fare qualcosa, è una necessità costitutiva della nostra crescita individuale, fin da quando ci accorgiamo, verso i sette anni, che possiamo produrre degli effetti duraturi sull’ambiente che ci circonda. Prendiamoci tutto il tempo dell’infanzia e della gioventù per capire quali attività ci danno maggior piacere da un punto di vista creativo-operativo. Approfondiamo l’argomento, esploriamolo, sperimentiamone delle varianti e poi scegliamo l’attività che può farci sentire realizzate come persone. Credo che ci sarebbero molti più insegnanti, ricercatori, inventori e artigiani e molti meno bancari, assicuratori, rappresentanti e avvocati.

Appartenere a comunità di persone che perseguono la libera ed autentica ricerca del tipo di vita desiderato. Vivere tutti felici, liberi di cercare la piena esperienza dei fenomeni e delle emozioni, assecondando le nostre inclinazioni e coltivando i nostri talenti. Tutto questo circondati dalla bellezza di una natura da preservare, un dono di cui non possiamo privare i nostri discendenti.

Forse il reddito di cittadinanza potrebbe dare una mano in questo senso …

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