Scenari futuri

Singapore

 

Se il motore a combustione ha accorciato le distanze la telematica le ha azzerate.

L’ambito d’appartenenza dell’abitante si è ristretto mentre la sua sfera esperienziale si è allargata. Siamo passati dagli imperi coloniali del XIX° secolo ai nazionalismi del XX° per arrivare alle megalopoli globali del XXI°. In parallelo abbiamo partecipato agli eventi attraverso i giornali, la televisione ed il world wide web. Proseguendo verso la prossima tappa, in questa stessa direzione, possiamo immaginare quartieri o piccoli villaggi abitati da cittadini planetari.

Questo scenario suggerisce due possibili cambiamenti fondamentali. Il primo riguarda la piccola scala dell’abitare che, proprio grazie al ridotto numero di abitanti, potrebbe approfittare di un tipo di organizzazione autogestita, inventata su misura da una comunità più coesa e solidale. Il secondo cambiamento riguarda la cittadinanza globale che, scavalcando la sovranità dei singoli stati, potrebbe garantire uguali diritti civili a tutti ed una più equa distribuzione delle risorse. Niente più orgoglio di appartenere all’impero britannico o statunitense, né antagonismi tra Francia e Germania o competizione tra Londra, Singapore, Dubai o New York. Condividiamo tutti un solo pianeta e le diverse lingue, culture, usanze sono la più grande ricchezza oltre che garanzia di adattamento e resistenza agli accidenti.

Un viaggio in questo possibile futuro sarebbe sicuramente interessante e aiuterebbe a scoprire quali ostacoli ne complicano la realizzazione. Ma questa è solo una delle infinite interpretazioni della direzione che sta prendendo la storia dell’umanità, una lettura in chiave spaziale che si limita a confrontare l’estensione delle società d’appartenenza con la distanza coperta dalle informazioni che raggiungono l’individuo. Una lettura in chiave economica, per esempio, rivela che siamo passati da grandi imperi economici governativi, a costellazioni di imprese economiche private, per tornare oggi a grandi imperi economici, questa volta privati. Contemporaneamente è cresciuta la disparità economica tra i più ricchi ed i più poveri e ci sono sempre meno ricchissimi e sempre più poverissimi.

Quest’altro scenario ci porta a immaginare arcipelaghi di ricchezza in un mare di miseria, dove i signori dell’economia e della finanza mondiali governano come sovrani sulle risorse del pianeta. Gli abitanti sono emancipati dalla comunità, atomizzati ed autonomi, considerati come risorse da amministrare: forza lavoro e consumatori. La concorrenza delle imprese s’incarna nella competizione sempre più aggressiva tra le persone e la disparità dei diritti civili potrebbe portare a conflitti violenti. Questo sistema plutocratico potrebbe anche rivelarsi auspicabile, almeno per coloro che prediligono la sicurezza di un benessere materiale garantito animato dall’intrattenimento personalizzato e letargico.

Non sappiamo quale scenario prevarrà nel futuro del nostro pianeta ma una cosa è certa, prima di arrivarci assisteremo alla convivenza di tanti diversi sistemi in contemporanea, variamente disposti sulla superficie terrestre e creativamente interconnessi tra loro.

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