U.S.I.

 

 
United States of Israel

Come succede periodicamente, a ogni abuso manifesto di violenza, il conflitto israeliano-palestinese torna presente nei notiziari europei. Si tratta di una guerra coloniale, perenne, asimmetrica e a bassa intensità che continua a essere narrata in modo parziale, se non addirittura fuorviante.

La maggior parte dei discorsi continua infatti a considerare lo stato di Israele come un protettorato degli USA, cioè un’istituzione autonoma che gode della protezione di un grande impero economico e militare, un po’ come l’Italia.

Invece il ruolo di Israele, quello che questo stato rappresenta, il suo modo di agire e di relazionarsi con il resto del mondo, rivela qualcosa di molto diverso. Si tratta, non tanto, come ha già detto qualcuno, del cinquantunesimo stato americano, ma piuttosto dell'espressione di una buona metà della confederazione americana.

Consapevole di stereotipare una situazione complessa mi permetto di immaginare le due correnti economiche, e di conseguenza politiche, del governo degli Stati Uniti come quella tedesca, dei Rockefeller e quella israeliana dei Rothschild, che si spartiscono il potere. Quanto dice e fa il governo d'Israele, è espressione di una buona parte delle lobby statunitensi, quelle di origine ebraica, con l’accordo degli altri poteri forti. Questo accordo è chiaro, per esempio, se si pensa ai rapporti con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, le cui risoluzioni possono essere considerate carta straccia, come hanno sempre fatto gli U.S.A.

Per questo credo che le opinioni che si leggono o ascoltano oggi siano miopi. Molti gridano Palestina libera, alcuni anche Israele assassino, ma nel nostro paese nessuno osa puntare il dito verso il soggetto veramente responsabile di tanta violenza, nessuno osa dire USA terrorista.

La verità sta per essere rivelata anche in occidente, mentre tutto il resto del mondo già lo sapeva da anni, la potenza dell’impero statunitense, soprattutto dopo la seconda grande guerra, è stata raggiunta con abusi e soprusi di stato, con la violenza più sadica e calpestando tutti i diritti umani, approfittando di una posizione dominante, sia economica che militare, nei confronti degli altri paesi, in Europa come in Asia e in Sudamerica.

Se l’opinione pubblica dell’occidente ricco non si rende conto di questo squilibrio, ma continua a credere di far parte dei “buoni” democratici contro i “cattivi” autoritari, rischiamo davvero di andare dritti verso un conflitto globale, la vera “bomba fine di mondo”.

Tutti gli stati hanno nefandezze da nascondere, il problema non sono loro. Il vero problema è l’eccessivo potere delle corporazioni multinazionali che usano gli stati per soddisfare l’avidità degli azionisti. Questo tipo di corruzione legalizzata dovrebbe essere fermata da un’insurrezione di coscienza popolare globale che disponga di nuovi diritti fondamentali mondiali e nuove regole per non sbilanciare troppo l’equilibrio tra ricchi e poveri.

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